Il Rettore del Pontificio Collegio Armeno parla della situazione attuale e dei sacerdoti e Vescovi rapiti in Siria e rivolge un appello all’OccidenteIn questi giorni di grande tensione per l'ipotesi sempre più concreta di un intervento militare internazionale in Siria e mentre si moltiplicano gli appelli da più parti alla prudenza per la stabilità di tutta la regione, si prova a far chiarezza non solo sui possibili scenari futuri ma anche sulle lezioni che possiamo apprendere dal passato.
A questo proposito, mons. Georges Noradounguian, Rettore del Pontificio Collegio Armeno, pone degli interrogativi che vanno al nodo della crisi in Siria e mette l'Occidente di fronte alle proprie responsabilità.
A che punto è la situazione in Siria adesso?
Mons. Georges Noradounguian: Più di due anni fa sono cominciate delle manifestazioni per la libertà. Il governo sosteneva che si trattava di un complotto. Si è passati allora a una altra fase, quella delle riforme. Il governo ha risposto alle riforme positivamente. Oggi non si parla più delle riforme e neanche si obietta sulla riforme fatte. Si è parlato di sistema che deve cadere per dare spazio a un sistema democratico. Sul terreno si vedono i "democratici" che si divertono a tagliare le teste degli oppositori, a mangiare il cuore dei soldati fedeli, a sparare sugli autisti dei camion che non conoscono le preghiere della mattina e della sera. Poi si è detto che il presidente deve abbandonare mentre il Sistema può anche rimanere.
Oggi non si parla più né di libertà né di democrazie né di riforme né di Sistema né del presidente. Si parla di un colpo mirato ai centri del potere politico e militare della Siria. Il presidente può rimanere, il Sistema può rimanere ma non con questa forza. Bisogna indebolirlo. Nella fede cristiana parliamo dei misteri della fede. Qui possiamo parlare dei misteri della guerra: non si capisce mai i perché e i come di questo andamento della guerra in Siria. L'unica cosa certa è che si parla e si propaganda molto il concetto della libertà senza mai dire per la libertà di chi si combatte e si bombarda e si massacrano gli innocenti? Per la libertà dei morti o per la libertà dei criminali? Misteri della guerra. Sicuramente si combatte per tanti interessi e le vite umane non fanno parte di questi interessi. Le vite umane sono un pretesto per tanti interessi e sono la prima cosa da sacrificare per quegli interessi. Mi azzardo a fare una domanda provocatoria: se le forze siriane avessero attaccato con le armi chimiche l'Iran la reazione della comunità internazionale sarebbe stata la stessa di quella di oggi?
Sappiamo qualcosa della situazione di padre Kayyal e dei Vescovi rapiti?
Mons. Georges Noradounguian: Su padre Kayyal e i Vescovi rapiti anch'io mi aspetto di sapere qualcosa di nuovo. Tante altre istanze ci devono informare e rassicurare che questa guerra è per la libertà e la democrazia. Ma pur avendo tutti i mezzi e tutti i contatti con tutti i combattenti sul campo e tutto l'interesse di dirci qualcosa, non sono riusciti a trovare una traccia da seguire. L'unica cosa che riescono a fare è armarsi sempre di più. Anche padre Dall'Oglio è sparito nella zona controllata da chi è stato accettato e da chi ha difeso davanti a tutte le istanze democratiche. Un altro mistero della politica i "democratici" non riescono a difendere neanche i propri eroi.
Sembra che l'Occidente si stia preparando per l'attacco alla Siria, come mai l'Occidente non riesce a vedere la realtà?
Mons. Georges Noradounguian: L'Occidente lo capisco bene. E' sensibile a concetti come la libertà, la democrazia, il terrorismo, i dittatori. Tutto è lodevole. Ma il problema non sempre è chiaro a tutti che di questi sacri concetti politicamente si abusa molto e ci si accorge molto tardi che l'appoggio dato a delle guerre per la libertà e la democrazia era fuori luogo ed ha raggiunto gli obiettivi opposti. Da quando è stata dichiarata la guerra contro il terrorismo, quest'ultimo si è diffuso ancora maggiormente. Da quando si è parlato del pericolo degli estremisti, questi ultimi si sono moltiplicati e diffusi ovunque. Da quando si è parlato dei sistemi dittatoriali, totalitari, si è passati dai piccoli dittatori su scala minore con conseguenze negative limitate nel tempo e nel luogo a dittatori su scala maggiore con delle conseguenze catastrofiche. C'è un totalitarismo che con la forza si impone sui propri cittadini e ci sono totalitarismi che si impongono con la forza economica e militare su Paesi e popolazioni intere progettando e finanziando guerre all'infinito delimitando linee rosse: l'uso di armi chimiche o di distruzione di massa. Così una guerra che dura da più di due anni che ha dato 100.000 vittime non crea problemi a nessuno ed è permessa.
Qualche messaggio all'Occidente su come dovrebbe agire?
Mons. Georges Noradounguian: Una parola all'Occidente: fare un serio esame di coscienza; rileggere le guerre degli ultimi 20 anni e coglierne la lezione. Sono state delle guerre coerenti nei loro obiettivi e risultati? L'Iraq è libero e democratico? Non ci sono più delle vittime? La guerra dell'Iraq non è l'unica comunque da ri-esaminare. L'ho citata a titolo d'esempio. Le vittime della guerra in Iraq dopo la caduta del Regime sono minori che ai tempi del dittatore? Certo che non sono pro-dittatori. Ma la mia domanda da cristiano è: un milione di vittime e la destabilizzazione di un Paese è veramente l'unico mezzo e l'unico costo da pagare per liberarsi di un dittatore? Un'altra domanda da farsi durante l'esame di coscienza: cosa c'è prima il diritto alla vita o il diritto alla libertà? Sono state sprecate tante guerre con tante vite umane per la libertà…
Il mondo occidentale non capisce proprio perché i cristiani sono schierati con il Regime, e quindi vedono i cristiani da un'altra ottica. Non so proprio come andrà a finire la situazione dei cristiani una volta salita al potere l'Opposizione. Ci potrebbe in qualche modo dare una spiegazione della situazione dei cristiani e perché sono favorevoli a questo Regime?
Mons. Georges Noradounguian: Innanzitutto ci tengo a precisare che non ci sono vite più care di altre. La vita di tutti è cara al Creatore. I cristiani non si sono trovati davanti a scelte migliori da fare ma si trovano davanti a delle dure realtà. Dove sono finiti i cristiani della Turchia? I cristiani dell'Iraq dove sono? I cristiani dell'Egitto dove sono? Cosa stanno vivendo? I cristiani della Siria vedono delle guerre assurde, bugiarde che portano alla destabilizzazione e alla distruzione dei loro Paesi e li obbliga a emigrare verso destinazioni ignote per ricominciare la vita dal nulla, da zero e abbandonare i Paesi di tutta la loro storia e la loro cultura e la loro identità cristiana e il loro lavoro.