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La guerra in Siria: gli appelli e la solidarietà di Benedetto XVI e Papa Francesco

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Il Sismografo - pubblicato il 26/08/13
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L’impegno continuo della Santa Sede per far tacere le armi e aprire le vie del dialogodi Luis Badilla

Da quando cominciò il tragico conflitto siriano, ormai guerra civile, la Santa Sede, in particolare i Pontefici, hanno lanciato numerosi appelli alle parti affinché trovino vie per il dialogo e il negoziato risparmiando così lutti e sofferenze ad un popolo che la fede cristiana ama profondamente. Molte riflessioni di Benedetto XVI, che fino all'ultimo giorno del suo pontificato seguì con attenzione e angoscia gli sviluppi della guerra siriana, purtroppo si sono avverate. 

Le cifre sono più che eloquenti: i morti sono oltre 100mila, e alcune fonti parlano di 200mila; tra le vittime i bambini uccisi sono tra 7/8mila; i profughi e sfollati più di 4 milioni e tra loro un milione di bambini. Intanto aumentano seriamente i rischi di un "contagio" bellico a Paesi e regioni confinanti, in primo luogo il Libano. In più ora c'è il sospetto di un "salto di qualità" terribile nella escalation delle atrocità, e se ne son viste e documentate ormai parecchie: l'uso di armi chimiche. Sul tutto, da alcune giorni, crescono i timori su un possibile intervento internazionale che riportano la memoria a momenti già vissuti in Kosovo e Iraq.

Benedetto XVI

Dall'inizio della guerra siriana, due anni e mezzo fa, sino al febbraio 2012, Benedetto XVI lanciò numerosi e accorati appelli in favore del dialogo, della pace e in diverse occasioni richiamò l'attenzione del mondo sulle sofferenze della popolazione. La XIII Assemblea sinodale, ottobre scorso, prese a sorpresa la decisione di inviare in Siria una Delegazioni di Padri sinodali; delegazione che però alla fine per motivi pratici legati alla guerra in corso, non fu inviata.

– Nell'Udienza generale del 7 novembre Benedetto XVI così rifletteva sulla situazione siriana e sulla Delegazione che aveva voluto inviare in Siria: "Continuo a seguire con particolare apprensione la tragica situazione di violenza in Siria, dove non cessa il rumore delle armi e aumenta ogni giorno il numero delle vittime e l’immane sofferenza della popolazione, in particolare di quanti hanno dovuto lasciare le loro case. Per manifestare la mia solidarietà e quella di tutta la Chiesa alla popolazione in Siria e la vicinanza spirituale alle comunità cristiane del Paese, era mio desiderio inviare una Delegazione di Padri Sinodali a Damasco. Purtroppo, diverse circostanze e sviluppi non hanno reso possibile l’iniziativa nelle modalità auspicate, e perciò ho deciso di affidare una missione speciale al Cardinale Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum. Da oggi fino al 10 novembre corrente egli si trova in Libano, dove incontrerà Pastori e Fedeli delle Chiese che sono presenti in Siria; visiterà alcuni rifugiati provenienti da tale Paese e presiederà una riunione di coordinamento delle istituzioni caritative cattoliche, alle quali la Santa Sede ha chiesto un particolare impegno in favore della popolazione siriana, sia dentro che fuori del Paese. Mentre elevo la mia preghiera a Dio, rinnovo l’invito alle parti in conflitto e a quanti hanno a cuore il bene della Siria a non risparmiare alcuno sforzo nella ricerca della pace e a perseguire, attraverso il dialogo, le strade che portano ad una giusta convivenza, in vista di un’adeguata soluzione politica del conflitto. Dobbiamo fare tutto il possibile, perché un giorno potrebbe essere troppo tardi".

– Lo stesso giorno, p. Federico Lombardi, interpellato dai giornalisti, confermò che il cardinale Sarah avrebbe portato in dono un milione di dollari per assistere profughi, feriti e sfollati. Tra l'altro, nel mese di maggio 2012, oltre ai 100mila dollari erano già stanziati dal Pontificio Consiglio "Cor Unum" per decisione di Papa Ratzinger.

– Nel suo Messaggio Urbi et Orbi per il Natale 2012 Papa Benedetto XVI così ricordò il dramma siriano: "La pace germogli per la popolazione siriana, profondamente ferita e divisa da un conflitto che non risparmia neanche gli inermi e miete vittime innocenti. Ancora una volta faccio appello perché cessi lo spargimento di sangue, si facilitino i soccorsi ai profughi e agli sfollati e, tramite il dialogo, si persegua una soluzione politica al conflitto".

Papa Francesco

Dal giorno della sua elezione Papa Francesco in diverse circostanze e in numerosi momenti ha richiamato l'attenzione dei cristiani, delle persone di buona volontà, dei Governi e della comunità internazionale, sulla gravità e pericolosità della guerra in Siria, e in particolare ha sempre sottolineato la situazione di sofferenza delle popolazioni civili, non combattenti, soprattutto dei bambini.

– Il 31 marzo scorso, nel Messaggio pasquale Urbi et Orbi papa Francesco citando diverse situazioni di violenza in Medio Oriente sottolineò: "Pace (…), perché cessi definitivamente ogni violenza, e, soprattutto, per l’amata Siria, per la sua popolazione ferita dal conflitto e per i numerosi profughi, che attendono aiuto e consolazione. Quanto sangue è stato versato! E quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione politica alla crisi?".

– Il 5 giugno scorso, nell'udienza ai partecipanti all'incontro di coordinamento tra gli Organismi caritativi cattolici che operano nel contesto della crisi in Siria, promosso dal Pontificio Consiglio "Cor Unum", Papa Francesco affermò: "Anche a me personalmente la sorte della popolazione siriana sta particolarmente a cuore. Il giorno di Pasqua ho chiesto pace «soprattutto per l’amata Siria ho detto, per la sua popolazione ferita dal conflitto, e per i numerosi profughi che attendono aiuto e consolazione. Quanto sangue è stato versato! E quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione politica alla crisi?». Di fronte al perdurare di violenze e sopraffazioni rinnovo con forza il mio appello alla pace. Nelle ultime settimane la comunità internazionale ha ribadito l’intenzione di promuovere iniziative concrete per avviare un dialogo fruttuoso con lo scopo di mettere fine alla guerra. Sono tentativi che vanno sostenuti e che si spera possano condurre alla pace. La Chiesa si sente chiamata a dare la testimonianza umile, ma concreta ed efficace, della carità che ha imparato da Cristo, Buon Samaritano. Sappiamo che dove qualcuno soffre, Cristo è presente. Non possiamo tirarci indietro, proprio nelle situazioni di maggiore dolore! La vostra presenza alla riunione di coordinamento manifesta la volontà di continuare con fedeltà la preziosa opera di assistenza umanitaria, nella Siria e nei Paesi vicini che generosamente ospitano chi fugge dalla guerra. La vostra azione sia puntuale e coordinata, espressione di quella comunione che è essa stessa testimonianza, come ha suggerito il recente Sinodo sul Medio Oriente. Alla Comunità internazionale, accanto alla ricerca di una soluzione negoziale del conflitto, chiedo di favorire l’aiuto umanitario per i profughi e i rifugiati siriani, mirando in primo luogo al bene della persona e alla tutela della sua dignità. Per la Santa Sede l’opera delle Agenzie di carità cattoliche è estremamente significativa: aiutare la popolazione siriana, al di là delle appartenenze etniche o religiose, è il modo più diretto per offrire un contributo alla pacificazione e alla edificazione di una società aperta a tutte le diverse componenti. A questo tende anche lo sforzo della Santa Sede: costruire un futuro di pace per la Siria, in cui tutti possano vivere liberamente ed esprimersi nella loro peculiarità".

– Il 20 giugni nel suo suo discorso alla Riunione delle Opere per l'Aiuto alle Chiese Orientali, Papa Francesco ha voluto ricordare ancora la Siria dicendo: "Vorrei rivolgere ancora una volta dal più profondo del mio cuore un appello ai responsabili dei popoli e degli organismi internazionali, ai credenti di ogni religione e agli uomini e donne di buona volontà perché si ponga fine ad ogni dolore, ad ogni violenza, ad ogni discriminazione religiosa, culturale e sociale. Lo scontro che semina morte lasci spazio all’incontro e alla riconciliazione che porta vita. A tutti coloro che sono nella sofferenza dico con forza: non perdete mai la speranza! La Chiesa vi è accanto, vi accompagna e vi sostiene! Vi chiedo di fare tutto il possibile per alleviare le gravi necessità delle popolazioni colpite, in particolare quelle siriane, la gente dell'amata Siria, i profughi, i rifugiati sempre più numerosi. Proprio sant’Ignazio di Antiochia chiedeva ai cristiani di Roma: “ricordatevi nella vostra preghiera della Chiesa di Siria… Gesù Cristo sorveglierà su di essa e la vostra carità” (Lettera ai Romani IX,I). Anche io vi ripeto questo: ricordatevi nella vostra preghiera della Chiesa di Siria… Gesù Cristo sorveglierà su di essa e la vostra carità".

– Infine, ieri, all'ora dell'Angelus ecco le parole di Papa Francesco: "Con grande sofferenza e preoccupazione continuo a seguire la situazione in Siria. L’aumento della violenza in una guerra tra fratelli, con il moltiplicarsi di stragi e atti atroci, che tutti abbiamo potuto vedere anche nelle terribili immagini di questi giorni, mi spinge ancora una volta a levare alta la voce perché si fermi il rumore delle armi. Non è lo scontro che offre prospettive di speranza per risolvere i problemi, ma è la capacità di incontro e di dialogo. Dal profondo del mio cuore, vorrei manifestare la mia vicinanza con la preghiera e la solidarietà a tutte le vittime di questo conflitto, a tutti coloro che soffrono, specialmente i bambini, e invitare a tenere sempre accesa la speranza di pace. Faccio appello alla Comunità Internazionale perché si mostri più sensibile verso questa tragica situazione e metta tutto il suo impegno per aiutare l'amata Nazione siriana a trovare una soluzione ad una guerra che semina distruzione e morte. Tutti insieme preghiamo alla Madonna Regina della Pace".

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