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“Siria oppressa dal regime di Assad il sanguinario? Ribelli portatori di libertà e democrazia?”

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Quotidiano Meeting - pubblicato il 24/08/13
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Al Meeting di Rimini sulla Siria Antranig Ayvazian, capo spirituale degli armeni cattolici, racconta un punto di vista diverso

di Francesco Brignoli
 
Qualcuno ha una versione un po’ diversa di come stanno le cose. «Fino a due anni fa la Siria era un Paese libero! Chi sta finanziando la guerra sono l’America, la Francia, l’Inghilterra. Ma chi ha dato il diritto a questi Paesi di intromettersi negli affari nostri e di decidere per il nostro destino?». Venendo al Meeting si deve essere pronti a capovolgere completamente quanto si credeva di sapere sul mondo. I pregiudizi si sfaldano in tre secondi, e la nube incerta entro cui ci tengono immersi i titoli dei giornali viene spazzata via dal vento della verità. Questa volta essa ha il volto di un affabile (ma deciso) sacerdote siriano: Antranig Ayvazian, capo spirituale degli armeni cattolici dell’Alta Mesopotamia. Oggi parteciperà all’incontro conclusivo del Meeting: “Nella persecuzione si vive”, alle ore 15 nel padiglione D5. 
 
Padre Ayvazian, sembra che il presidente Assad stia massacrando il suo popolo.
«Il 99% di quello che si dice su Assad non corrisponde alla verità. Si è mai chiesto se sia possibile che per una sola persona si faccia una guerra che ha distrutto la struttura di un Paese intero uccidendo centomila persone? Neanche un bambino lo digerisce: vuol dire che Assad è un pretesto!
Non è bizzarro che l’Occidente non parli mai di quanto avviene in Arabia Saudita, dove non ci sono sindacati, l’Emiro fa quello che vuole e le donne sono considerate un nulla, mentre la civilissima Siria catalizza tanto l’attenzione?»
 
Cosa c’è dietro?
«Lo deve chiedere ai signori Obama, Hollande, Cameron e ai loro amici. Da chi crede che siano finanziati i ribelli? Mica sono siriani: vengono da 80 Paesi del mondo, la maggior parte neanche conosce l’arabo. Anche Israele fa passare le armi dai suoi confini, per combattere Assad».
 
Scusi, ma perché fa così gola la Siria?
«È molto semplice: la Siria è storicamente amica della Russia, e dunque si vuole privare Mosca dell’unico accesso sul Mediterraneo che le resta disponibile. In secondo luogo la Siria è l’unico Paese arabo a non avere debiti col mondo, perché abbiamo un livello di produzione che fa paura a tanti Stati. Ma la banca internazionale è interessata perché tutti siano indebitati con essa, per lucrare su interessi miliardari e dirigere l’economia delle nazioni. Infine, non va giù a nessuno la tolleranza religiosa eccezionale che c’è stata fino ad oggi nel mio Paese: uno schiaffo alle dominazioni di una sola etnia che accadono in tutti gli Stati confinanti».
 
Prima del 2011 com’era la Siria per i cristiani?
«Eravamo liberi. Qui la laicità è di principio: moschee e chiese convivono nelle città. Ai cattolici viene insegnato il catechismo a spese dello Stato».
 
E questo non urta le altre religioni?
«Ma no, anzi! Ebrei e musulmani vengono nelle nostre scuole cattoliche, fanno gli scout, la banda, vengono negli oratori. Nessuno in Siria ti chiede di che religione sei. Mi ha appena scritto un’amica musulmana alawita che vuole convertirsi al cristianesimo e sposare in Chiesa un ragazzo cattolico. Questo in Siria è possibile. Oggi è sempre più dura»».
 
Cosa la sostiene in questa situazione?
«Guardi, noi siamo discepoli di Gesù, che ci ha detto: “Se mi hanno perseguitato, perseguiteranno anche voi”. La persecuzione è un modo di purificarci, con dentro sempre l’attesa di un giorno
nuovo». 
 
Ieri il rettore dell’Università San Tichon di Mosca ha usato parole simili, parlando dei martiri ortodossi sotto il comunismo.
«È come diceva Tertulliano nel III secolo: “Il sangue dei martiri è il seme dei cristiani”».
 
Cosa la colpisce di questi giorni a Rimini?
«La cosa più da ammirare sono i giovani che lavorano come volontari, così disponibili e sorridenti. Sono lo specchio di una generazione che porta nel cuore fede, luce e speranza».
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