«Testimoni utili, danno voce al cuore umano», il poeta e scrittore romagnolo Davide Rondoni introduce le tre serate dedicate dal Meeting di Rimini alla poesiadi Leonardo Cavallo
La poesia è da sempre di casa al Meeting. Una constatazione che può apparire scontata ma che a ben vedere dice molto del dna della manifestazione. Per non smentire la tradizione, ecco quindi il ciclo “In che verso va la vita” (lunedì, mercoledì, venerdì alle 19 in A6), che farà incontrare alcuni poeti, sotto l’occhio e l’organizzazione di Davide Rondoni. A tema, ovviamente, la crisi dell’umano, letta tra versi, rime e assonanze. Perché «un poeta è come un lupo, fiuta l’emergenza», spiega Davide Rondoni al Quotidiano Meeting, «e non accetta mai il discorso imperante».
E allora che nesso c’è tra questo ciclo di incontri e il tema del Meeting?
«L’emergenza uomo consiste nel fatto che il cuore umano rischia di essere sepolto e sfigurato. Le esigenze di questo cuore e il rischio della sua sfigurazione hanno sempre trovato nella poesia la parola più adeguata. Per questo al Meeting i poeti hanno sempre avuto spazio».
Qualche anticipazione?
«Fare anticipazioni non è mai facile: i poeti sono imprevedibili. Gli ospiti di quest’anno sono tutti autori che stimo molto, sono curioso di ascoltarli. Sono molto diversi sia per gusto che per stile, testimoniano la ricchezza della poesia italiana».
Nel titolo è centrale la parola “verso”…
«Intanto il verso è la misura della poesia, che interessa perché ti fa vedere in che verso va la vita, cioè ha sempre a che fare con il destino. Perciò se vuoi vedere la tua vita in che verso va, se vuoi mettere a fuoco dove stai andando, le parole della poesia sono più utili di altri tipi di parole».
Il poeta adesso in Italia è in emergenza?
«Il poeta è sempre stato in emergenza. In qualsiasi epoca, sotto qualsiasi regime, sotto qualsiasi rischio di sottomissione e sfregio del cuore umano, il poeta è sempre stato colui che ha ridato voce ad esso, non ha mai taciuto. Anche in questo momento la voce della poesia è la voce più acuta di questa emergenza: tutti i poeti in qualche modo la testimoniano, tutti ne sono un segno».
E come si può, invece, tentare una rinascita?
«La poesia non è un tramite, è una testimonianza. La poesia dice la verità. Ci sono poeti in questo momento che possono dare un contributo di ripresa, altri che non possono far altro che testimoniare lo sfascio, altri che sono dentro la confusione di questo momento: dipende dalla vita delle persone. La poesia non è che abbia un’esistenza autonoma dalla vita di chi la scrive. La parola ha in sé un’autenticità che ci permette di ascoltarla e, da chiunque venga, è una parola interessante per la vita».