Continua l’operazione trasparenza in materia finanziaria della Santa Sede
Continua lo sforzo di trasparenza della Santa Sede in merito allo Ior e alle operazioni finanziarie che lo riguardano. Interrogato dai giornalisti sul volo papale di ritorno da Rio, papa Francesco ha detto che non sa se lo chiuderà come chiedono alcuni. «Io mi fido delle persone dello Ior che stanno lavorando a questo – ha affermato Bergoglio -, e della commissione dei cardinali» ma «io non so bene dire come finirà questa storia». Intanto il 31 luglio l'Istituto per le Opere di Religione ha inaugurato il suo sito internet.
«"Nel maggio scorso abbiamo detto che nei mesi successivi ci saremmo concentrati soprattutto a concludere con successo il processo Moneyval, e quindi l'adempimento di tutte quelle regole che riguardano il riciclaggio di denaro, e che avremmo creato trasparenza"», ha affermato ai microfoni di Radio Vaticana (31 luglio) il presidente Erns von Freyberg. «Il sito web – ha aggiunto Freyberg – ha lo scopo di informare i nostri collaboratori, i nostri clienti, la Chiesa e l'opinione pubblica che sia interessata, sul nostro Istituto, sui nostri obiettivi, sulla nostra riforma e su quello che facciamo nel mondo e su come sosteniamo la Chiesa nella sua missione e nelle sue opere caritative». E' nquesto il motivo per cui per la prima volta quest'anno verrà pubblicato il bilancio annuale di chiusura. Sul sito web si troverà inoltre «la presentazione dei servizi che rendiamo, l'illustrazione dei nostri clienti, le tappe storiche più importanti dello Ior, il lavoro di riforma che stiamo portando avanti attualmente e le persone che vi lavorano». Il compito dei responsabili dello Ior consiste, secondo il presidente nel «condurre lo Ior in modo tale, che esso possa rispondere a tutte le norme internazionali, che sia un Istituto "pulito", che sia un Istituto di servizio, per offrire al Papa l'opzione di decidere, per quanto riguarda il futuro, la forma giusta dello Ior stesso».
In questa linea di trasparenza si colloca anche il Protocollo d’intesa firmato il 26 luglio tra l’Autorità di informazione finanziaria (Aif) dello Stato della Città del Vaticano e l’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia nel quadro della collaborazione internazionale antiriciclaggio.
«Si tratta di un accordo – spiega Il Corriere della Sera del 30 luglio – che permette lo scambio automatico delle informazioni su operazioni sospette di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo». Una «svolta» , secondo il quotidiano, nei rapporti tra la Banca d’Italia e le Autorità vaticane dopo tre anni di «gelo» seguiti al sequestro di 23 milioni di euro dello Ior avvenuto, su segnalazione dell’ Uif, da parte della Procura di Roma nel settembre 2010. E al blocco di tutti i Pos e bancomat istallati in Vaticano dalla filiale italiana della Deutsche Bank, per decisione della Banca d’Italia, il 1 gennaio del 2013. L'accordo non sarà tuttavia sufficiente perché Bankitalia elimini il divieto (in vigore dal 2010) di transazioni dirette tra le banche con sede in Italia e lo Ior.
«La cooperazione amministrativa tra le due autorità – spiega ancora Il Corriere – costituisce il modo più veloce ed efficace per accedere a dati bancari sensibili, piuttosto che passare attraverso rogatorie giudiziarie internazionale. Come sottolinea una nota della Banca d’Italia l’indipendenza operativa dell’Aif vaticana è stata ristabilita nel dicembre 2012, quando è stato cancellato l’obbligo dell’Aif di sottoporre preventivamente al «nulla osta» della Segreteria di Stato vaticana, i protocolli d’intesa».
Tutto quindi coopera a far sì che la Santa Sede non si trovi ancora nell'occhio del ciclone a causa di operazioni finanziarie poco trasparenti che minano gravemente la credibilità e il prestigio dell'istituzione. «La stretta sul protocollo – sottolinea Il Corriere della Sera (29 luglio) giunge in un momento in cui il Vaticano sta compiendo grossi sforzi per riformare l’Istituto per le opere di religione (Ior), detta anche spesso "la banca del Papa", da trent’anni al centro di scandali».
Il Protocollo firmato è stato redatto sulla base del modello predisposto dall’Egmont Group, l’organizzazione mondiale delle Unità di Informazione Finanziaria nazionali e contiene clausole di reciprocità, riservatezza e sugli utilizzi consentiti delle informazioni. Accordi di questo tipo sono stati già firmati dal Vaticano con altri Paesi: Stati Uniti, Belgio, Spagna, Slovenia e Paesi Bassi.
«Le operazioni finanziarie del Vaticano – ricapitola Il Corriere della Sera (29 luglio) – attualmente nel mirino della magistratura italiana, dopo l’arresto di un prelato, Nunzio Scarano, nell’ambito di un’inchiesta sul tentato rientro in Italia di 20 milioni di euro in contanti dalla Svizzera. Un rapporto del luglio 2012 di Moneyval, il comitato di esperti anti-riciclaggio del Consiglio d’Europa, ha indicato che il Vaticano è riuscito a superare alcuni importanti standard di trasparenza finanziaria. Ma Moneyval deve tornare a valutare nei prossimi mesi i progressi compiuti dalla santa Sede per combattere il riciclaggio».
Per René Bruelhart, direttore dell’Autorità di Informazione Finanziaria, come riportato da Radio Vaticana (29 luglio) «la Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano prendono molto seriamente le responsabilità internazionali in materia di contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo e l’Italia rappresenta per noi una controparte particolarmente importante in questo senso».
E forse presto si potrà parlare di “modello vaticano” per quanto riguarda la trasparenza finanziaria? Ne è convinto il sito web Korazym (29 luglio) secondo il quale: «Come trapelato da più parti, la Santa Sede starebbe per riformare ulteriormente la legge anti-riciclaggio, rafforzando la struttura di controllo e aderendo così con completezza agli standard internazionali, pur mantenendo tutte le sue peculiarità. Peculiarità che gli permettono di portare avanti la sua missione».