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Legge 40: diminuisce il numero dei bambini nati in provetta

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La nuova Bussola quotidiana - pubblicato il 29/07/13
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Secondo la relazione del Ministero della Salute aumentano in Italia le coppie che cercano il figlio in provetta e aumentano gli embrioni morti a causa delle tecniche di fecondazione artificialedi Tommaso Scandroglio

Come ogni anno il Ministero della Salute rende nota una relazione sullo stato di attuazione della legge 40, legge che disciplina l’accesso alla fecondazione artificiale. La relazione fa riferimento all’anno 2011. Andiamo a prendere i dati più significativi solo per le tecniche di primo e secondo livello, cioè Fivet, ICSI, che fa la parte del leone, e in minima parte Gift. Sono aumentate le coppie che cercano il figlio in provetta e che si sono rivolte ad uno dei 179 centri presenti in Italia: 46.491 coppie nel 2011 contro 44.365 del 2010. L’aumento riguarda anche le donne non più giovanissime: ormai una donna su quattro ha più di 40 anni. Crescono anche il numero di cicli, cioè potremmo dire i tentativi per avere un bambino: 56.092 nel 2011 contro i 52.676 del 2010.

Ci aspetteremmo dunque che il numero di nati vivi sia aumentato anch’esso. Ma non è così. Infatti nel 2011 sono nati 8.734 bambini, nel 2010 9.286. E’ la prima volta dal 2004, anno in cui fu varata la legge 40, che il numero di bambini che nascono in provetta diminuisce. I fallimenti poi riguardano stranamente soprattutto le donne più giovani.  Dunque diminuiscono i nati nonostante dal 2009, a motivo di una sentenza della Corte Costituzionale, si possono ormai “produrre” per ogni ciclo quanti embrioni si vogliono, al di là del limite di tre embrioni che era presente nel testo di legge prima dell’intervento della Consulta. Questo a dimostrazione che la “produzione” illimitata di embrioni non è garanzia di successo, come testimonia la pratica clinica di altri paesi. A seguito della pronuncia dei giudici c’è stato un aumento notevolissimo degli embrioni cosiddetti “sovrannumerari” che se non vengono impiantati – perché la gravidanza è andata a buon fine, perché la donna non è più nelle condizioni di ricevere l’impianto, perché la coppia è ormai stressata dal punto di vista psicologico, perché sono imperfetti, etc. – vengono crioconservati. Nel 2008, prima della sentenza della Corte Costituzionale, erano 768 gli embrioni conservati in azoto liquido. L’anno dopo a seguito della sentenza dei giudici già erano schizzati a 7.337. Nel 2011 sono stati 18.798.

Tra tutti i numeri della relazione ministeriale però è da rammentare il seguente: 154.404. Tanti sono gli embrioni che sono stati “prodotti”. Quanti di questi hanno visto la luce, cioè sono diventati il famoso “bambino in braccio”? 8.734. La differenza tra embrioni “prodotti”, a cui abbiamo sottratto quelli crioconservati, e nati vivi ci fornisce la cifra di quanti embrioni sono morti a causa delle tecniche di fecondazione artificiale: 126.872 (più dell’82% sul totale). In altre parole solo il 5,6% degli embrioni concepiti in provetta è venuto al mondo, mentre un altro 12% è stato costretto a condurre una vita sospesa nell’azoto liquido. Provate voi a prendere un aereo che il 95% delle volte che decolla poi precipita. Di certo nessuno metterebbe piede sui velivoli di questa compagnia di volo. Anzi le autorità competenti la chiuderebbero al primo disastro. Ed invece lo Stato italiano permette tale quotidiana strage e a forza imbarca sull’aereo della provetta centinaia di migliaia di piccole vite destinate a morte quasi certa. Più che tecniche per la cosiddetta “procreazione medicalmente assistita” paiono tecniche per lo sterminio medicalmente assistito degli embrioni.

Quindi quasi 127mila embrioni vengono sacrificati affinchè le coppie possano stringere a sé il tanto desiderato bèbè, desiderio che come abbiamo visto solo poche coppie sono riuscite a coronare. E’ come se, per ogni figlio nato, mamma e papà decidessero di correre il rischio di sacrificare fino a otto fratellini pur di averlo. Se pensiamo che all’anno in Italia i decessi per tumore ammontano a circa 175mila, ci rendiamo conto che la legge 40 è come se avesse creato una pandemia mortale di eccezionali proporzioni. Una pandemia che però non ci turba per nulla dato che mai potrà riguardare noi, i già nati.

Infatti accanto a questi numeri da brivido quello che stupisce ancor di più è il silenzio omertoso su questa carneficina da parte un po’ di tutti: politici, media, università, ambienti ecclesiali e soprattutto gente comune. E’ il triste fenomeno dell’assorbimento: la coscienza collettiva è come se fosse narcotizzata e inebetita da altre cose come la crisi economica, l’IMU e risparmiare in vacanza. Cose sicuramente di rilievo, ma mai così importanti come questa mattanza silenziosa che giorno dopo giorno si compie con la benedizione dello Stato.

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