Nonostante le modifiche occorse nell’iter parlamentare, il ddl Scalfarotto-Leone continua a preoccupare parte del mondo cattolicoSi è velocemente infuocato il dibattito sul disegno di legge Scalfarotto-Leone, detto “antiomofobia” che dovrebbe essere discusso in aula, alla Camera, il 26 luglio. Anche se già si parla di un possibile nuovo rinvio. Dopo un percorso parlamentare tutto sommato a fari spenti fino al 12 luglio scorso, l’allarme lanciato con una petizione dai “Giuristi per la vita” (www.giuristiperlavita.org) ha fatto accendere i riflettori sul testo, soprattutto nel mondo cattolico.
In realtà, del disegno di legge originale presentato il 15 marzo non è rimasto granché e alcune questioni sembrano essere state ridimensionate. Dopo l’esame in Commissione, infatti, e una pioggia di quasi 400 emendamenti, i relatori della legge hanno proposto una nuova formulazione semplificata del testo. Secondo il relatore Scalfarotto, se il disegno di legge venisse approvato così “diventeranno reati l’istigazione a commettere o la commissione di atti di discriminazione fondati sull’omofobia o transfobia, e così l’istigazione a commettere o la commissione di atti di violenza fondati sull’omofobia o transfobia”. Concetti questi ultimi dai confini interpretativi piuttosto soggettivi.
In ogni caso, la versione attuale del testo sembra scontentare tutte le parti più attive nel dibattito. Uno scontento che, purtroppo, si esprime anche in forme faziose e violente nei social network e nel web. Una parte del movimento LGBT considera il compromesso raggiunto una “legge-spot” che non può raggiungere nella sostanza l’obiettivo desiderato. Ma anche tra i contestatori della legge, soprattutto nel mondo cattolico, le posizioni sono diverse e sfumate: da chi non ha dubbi sulla necessità e l’urgenza di approvare comunque una normativa di contrasto all’omofobia; a chi la considera superflua, pericolosa e soprattutto una testa di ponte per successive “battaglie”, come il riconoscimento del matrimonio omosessuale e delle adozioni agli omosessuali.
La stessa Unione dei giuristi cattolici italiani (Ugci), che raggruppa 60 unioni locali, non ha espresso una posiziona unitaria sulla legge anche per via della “complessità tecnica della materia”, come fanno sapere proprio dall’Unione. In questo senso, accennata già la linea molto allarmata dei “Giuristi per la vita”, interessante la posizione di Francesco D’Agostino – presidente proprio dell’Ugci ma intervistato a titolo personale (Agensir, 23 luglio) – che si dichiara “perplesso” che dai politici cattolici emergano ancora una volta “proposte tattiche e non strategiche” e che non condivide “la posizione ‘perdente’ di chi si arrocca nella negatività e sostiene che l’attuale situazione normativa è soddisfacente”; al contrario “abbiamo insomma bisogno di una nuova intelligenza giuridica a 360 gradi, volta a tutelare i soggetti più deboli per anticipare tensioni sociali che una volta prodotte sarebbero difficili da gestire”.
Quindi D’Agostino non ha “paura di una legislazione che sanzioni i residui di aggressività omofoba” ma “a condizione che garantisca libertà di espressione e di ricerca, secondo le linee della nostra Costituzione”. Orientamento che è stato raccolto per esempio dall’emendamento proposto da Paola Binetti di Scelta civica e che verrà votato probabilmente in Aula.
Intanto, fuori dal Parlamento e da alcuni tatticismi dei partiti che forse non sono legati al merito della legge, il mondo cattolico si è mobilitato. Ma lo fa in ordine sparso. Il 25 luglio infatti, promossa dallo stesso cartello di 5 associazioni cattoliche che ha spinto la petizione dei “Giuristi per la vita”, un’iniziativa che nel logo e nel nome intende esportare in Italia il modello della Manif pour tous e dei Veilleurs francesi, i movimenti nati per opporsi alla legge sui matrimoni omosessuali poi approvata in Francia: appuntamento in piazza Montecitorio dalle ore 19.00 per una veglia.
Il 26 invece il comitato Udb (Uomini donne e bambini), che “raggruppa associazioni e liberi cittadini italiani provenienti da diverse aree culturali e politiche del Paese e da diversi mondi dell’associazionismo” ha organizzato un flash-mob sempre in Piazza Montecitorio alle ore 10 per manifestare “no all’omofobia e sì alla libertà di pensiero sempre e comunque” (www.uominidonnebambini.org).