Pezzotta racconta a Famiglia Cristiana della denuncia delle associazioni dei rifugiati sul caso della moglie del dissidente kazakodi Stefano Pasta
Mentre sul Pasticcio kazako è in corso la gara del “non sapevo”, Savino Pezzotta, presidente del Cir (Consiglio italiano per i rifugiati), ricorda come la sua associazione già il 4 giugno avesse denunciato la deportazione illegale di Alma Shalabayeva e di sua figlia di 6 anni.
Quando e a chi avevate segnalato il caso?
"Il 31 maggio, lo stesso giorno del rimpatrio della signora Shalabayeva e della figlia, un’altra Ong segnalò il caso. Il quattro giugno, noi del Cir diffondemmo un comunicato stampa evidenziando la violazione delle norme nazionali e internazionali e sottolineando i rischi che la signora e la figlia correvano in Kazakhistan. Quello stesso giorno, scrivemmo al ministro Bonino per cercare di scuotere la diplomazia italiana".
Quali risposte avete ricevuto dalla Farnesina?
"Nessuno ci ha mai risposto! Mentre tutti ora affermano che non sapevano, chiediamo: perché le autorità italiane non si sono occupate della vicenda tra l’allarme pubblicamente dato dal Cir il quattro giugno e la revoca del provvedimento di espulsione il 12 luglio? Sono passati ben 38 giorni!
Come eravate a conoscenza del caso?
Tra gli addetti ai lavori la vicenda era nota. Se lo sapeva il Cir, figurarsi le autorità dello Stato…! Non è la prima volta che esprimiamo preoccupazione per oppositori politici rimpatriati, ma certo questo caso si faceva notare. La donna era stata rintracciata e fermata con un impressionante dispiego di polizia e la reclusione nel Cie di Ponte Galeria era durata solamente 3 giorni: come dicevamo nel comunicato del 4 giugno, “raramente si è vista una procedura così veloce ed efficiente”. Pensare che nei Cie spesso gli immigrati vengono reclusi per mesi e mesi, fino a un anno e mezzo.
Di chi è la colpa? Bonino e Alfano secondo lei dovrebbero dimettersi?
"Io non guardo ai retroscena, guardo il fatto: una donna e una bambina che avevano il diritto all’asilo sono state forzatamente rimpatriate esponendole al rischio della vita. I ministri tirino le conclusioni! La situazione è paradossale, nessuno si assume la responsabilità. Certo ci sono responsabilità amministrative, ma anche politiche. È inutile dare la colpa ai funzionari: se in un ministero succede un fatto di tale gravità, anche ammettendo la buona fede del ministro che continua a ripetere “non sapevo”, il titolare deve trarre le conclusioni e dimettersi. Se fosse in buona fede, ci guadagnerebbe in serietà. È una questione di etica, all’estero per molto meno si sarebbero già dimessi".
Quali norme internazionali sono state violate?
"La signora Shalabayeva era titolare di un permesso di soggiorno in Inghilterra e quindi, semmai, doveva essere rimandata nel Regno Unito. Oltre alla figuraccia internazionale in termini di credibilità, l’Italia ha violato l’articolo 19 del Testo Unico Immigrazione 286/98 (“In nessun caso può disporsi l’espulsione o il respingimento verso uno Stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione per motivi di razza, di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali”) e la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo che prevede che nessuno possa essere respinto o espulso verso un Paese in cui rischia di essere sottoposto a tortura e trattamenti disumani o degradanti. Colpisce anche la violenza dell’arresto… 40 uomini armati fino ai denti che cingono d’assedio il villino di Casal Palocco per sgominare la terribile gang formata da una donna e una bambina di 6 anni… Questo, come ad esempio le condizioni di reclusione nei Cie, sono il frutto della disumanizzazione dei migranti operata in questi anni. Per fortuna, il viaggio del Papa a Lampedusa ha contrastato questa mentalità. Se poi qualcuno sostiene che tra predicare e governare c’è differenza, dice una tremenda ipocrisia che nasconde la malafede.
Cosa si può fare perché in futuro non ci siano altri casi del genere?
Da tempo chiediamo una legge organica sul diritto di asilo, che attui la Costituzione. Altrimenti, si continua a navigare a vista con provvedimenti governativi e qualche direttiva europea, ma serve una legge che riconosca la specificità dei rifugiati rispetto agli altri migranti. In tempi di commissioni di saggi per riformare la Costituzione, serve prima di tutto attuarla in tutte le sue parti. Per noi, queste emergenze di tipo etico-morale devono venire anche prima delle emergenze economiche.