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Servono i miracoli per diventare santi? “L’eccezione” di Giovanni XXIII

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Chiara Santomiero - pubblicato il 17/07/13
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La vastità del culto liturgico già reso al Papa buono e il “santo subito” dei padri del Concilio Vaticano II hanno dispensato Roncalli dal secondo miracolo
Sarebbe bastata la notizia che Giovanni Paolo II diventava ufficialmente santo per la Chiesa insieme a Giovanni XXIII per fare il giro del mondo suscitando l’interesse generale, ma la particolarità che per il “Papa buono” il suo successore Francesco abbia deciso di “soprassedere” sul secondo miracolo prescritto per la canonizzazione ha stimolato ulteriormente la curiosità.

Ma quali sono le regole in materia? E quella di papa Roncalli è un’eccezione in senso stretto? I due miracoli sono in verità una relativa novità nella storia della Chiesa, introdotti solo cinque secoli fa dai papi Sisto V (1585-1590) e Urbano VIII (1623-1644), che stabilirono le moderne procedure di canonizzazione. Per i quindici secoli precedenti, la regola dei due miracoli non valeva. Anzi, da Pietro sino a Costantino, tutti i vescovi di Roma sono stati considerati martiri e per questo Santi.

La situazione cambia nei secoli successivi: nei duecento anni successivi a Costantino i pontefici dichiarati Santi sono stati ben venti. Ma poi il black out. Nel Medioevo infatti solo un successore di Pietro fu canonizzato: Celestino V. Dopo tre secoli, nel 1606 Paolo V canonizzò Gregorio VII; quindi la serie riprese alla fine del 1800, al termine del potere temporale della Chiesa.

Il Post (6 luglio) ricorda che, attualmente, secondo la Costituzione apostolica Divinus Perfectionis Magister, promulgata nel 1983 da Giovanni Paolo II, il processo per diventare santi, cioè la canonizzazione, richiede diverse condizioni e passaggi: «Il candidato dev’essere morto da almeno cinque anni (a meno che non ci sia una dispensa del Papa, come ha fatto Benedetto XVI per Giovanni Paolo II), deve essere già stato proclamato Servo di Dio e poi Beato e gli devono essere riconosciuto almeno un miracolo, se è morto martire, o due, se non è stato martirizzato».

E allora Roncalli? Come fa a diventare santo se gli “manca” un miracolo? La parola definitiva al vaticanista Andrea Tornielli che su Vatican Insider (15 luglio) spiega come questo potrà avvenire. Se molti ricordano la richiesta di “santo subito” avvenuta durante i funerali di Giovanni Paolo II, in pochi sanno che qualcosa di simile è avvenuto anche per Giovanni XXIII. «Nel pieno dei lavori conciliari – racconta la giornalista Stefania Falasca su Avvenire – il teologo Yves Congar scriveva nel suo diario che il cardinale belga Lèon Joseph Suenens voleva concludere l’intervento sullo schema «De Ecclesia» richiedendo una canonizzazione per acclamazione di Giovanni XXIII. “Un obiettivo questo – scriveva Congar – da ottenere subito”». Una richiesta condivisa da molti altri padri conciliari e da folle di fedeli in lacrime per la scomparsa del pontefice di Sotto il Monte.

Il 5 luglio scorso Papa Francesco ha promulgato il decreto sul miracolo per intercessione del beato Giovanni Paolo II e contemporaneamente ha approvato i voti favorevoli espressi dalla Sessione ordinaria dei cardinali e dei vescovi per la canonizzazione «pro gratia» del beato Giovanni XXIII. «Ciò vuol dire – scrive Avvenire – che papa Bergoglio ha accolto favorevolmente le motivazioni presentate dalla Congregazione dei santi su istanza della postulazione della causa di Giovanni XXIII, per poter procedere alla sua canonizzazione pur in assenza di un miracolo formalmente riconosciuto, come avviene di prassi per arrivare alla proclamazione della santità».

La possibilità di proclamare la santità anche in assenza di un miracolo scientificamente e teologicamente dimostrato, conferma Avvenire, non è una novità assoluta: si tratta piuttosto di «un’eccezione ma contemplata nella prassi, che ha avuto diversi precedenti».

Di recente, ad esempio, si è avuto il caso dei Santi Martiri cinesi (Agostino Zhao Rong e 119 compagni) proclamati santi da Giovanni Paolo II nel 2000. «I martiri – ricorda Avvenire -, di cui la Chiesa fa memoria il 9 luglio, sono arrivati alla beatificazione con regolare procedura in momenti diversi. Le loro cause sono state poi unificate e, con la firma del decreto "de signis" Giovanni Paolo II, dispensando ciascuno di essi dal miracolo, li ha iscritti direttamente fra i santi il 1° ottobre dell’anno del Grande Giubileo. Gli elementi che portarono a questa determinazione da parte di papa Wojtyla furono: una indiscussa e crescente fama signorum (cioè una fama di segni e miracoli) a loro attribuita dopo la beatificazione e l’influsso particolare che la loro memoria aveva esercitato nella perseveranza della fede in contesti estremi e difficili».

Nel caso di Giovanni XXIII le ragioni principali per le quali procedere alla canonizzazione sono essenzialmente due. «La prima riguarda l’eccezionale vastità del culto liturgico già reso al beato, che, previa richiesta di autorizzazione, è stato concesso dalla Santa Sede a diverse diocesi del mondo, dall’Asia alle Americhe. La memoria liturgica di Giovanni XXIII, ufficialmente iscritta nei calendari di Chiese particolari, di fatto si configura già come simile a quella di un santo canonizzato». «A questo culto – ricorda Avvenire – si unisce anche una crescente fama di segni e miracoli che accompagna nel popolo di Dio la memoria del Papa buono. A partire dal giorno della sua beatificazione, avvenuta il 3 settembre del 2000, sono infatti arrivate alla postulazione da tutto il mondo numerose segnalazioni di grazie e favori ottenuti per intercessione del beato, spesso accompagnate da documentazione medica. Circa una ventina i casi più interessanti».

La seconda decisiva motivazione è data proprio dal “santo subito” dei padri del Concilio Vaticano II che, subito dopo la morte di Roncalli, «auspicarono la sua immediata canonizzazione addirittura come atto del Concilio stesso. Nessun candidato alla canonizzazione può perciò vantare attualmente una simile eccezionalità: un culto liturgico diffuso già nella Chiesa universale e una richiesta di canonizzazione per acclamazione espressa in un Concilio». Ecco quindi “svelate” le principali ragioni che Papa Francesco ha approvato per ritenere di procedere alla canonizzazione del beato Giovanni XXIII. Niente “sconti” sulla santità.

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