Sulle offese al ministro Kyenge la condanna del mondo cattolico“Inaccettabili”. L’aggettivo con il quale il premier Enrico Letta ha stigmatizzato le espressioni ingiuriose rivolte dal vice presidente del Senato, il leghista Calderoli, al ministro dell’integrazione Cecile Kyenge dà la misura dello sconcerto e dell’indignazione che una vicenda a sfondo razzista sta provocando nel nostro Paese e anche al di fuori. “Non posso non pensare a un orango” ha detto Calderoli del ministro Kyenge dal palco della festa del suo partito a Treviglio (Bg). «Quello che sta succedendo – ha affermato Letta – è un'altra pagina vergognosa nel nostro paese su questi temi, l'Italia oggi è presente sulla stampa estera per questa vicenda: è una vergogna che fa male all'Italia» (Corriere.it, 15 luglio). Letta si è rivolto al segretario del Carroccio Roberto Maroni chiedendogli di chiudere «rapidissimamente questa brutta pagina, se no si entrerà in una logica di scontro totale che non serve né a lui né al paese».
Un invito rimandato al mittente da Maroni sulla propria pagina Facebook: «Calderoli ha sbagliato, ha riconosciuto l'errore e si è scusato, sia pubblicamente che personalmente con la ministra Kyenge. Ora però basta alimentare polemiche e strumentalizzazioni, utili forse a coprire il rumore di altre questioni che vedono il Governo direttamente coinvolto» con riferimento alla questione dell’espulsione dall’Italia della moglie e della figlia del principale esponente dell’opposizione in Kazakistan, Mukhtar Ablyazov (Avvenire, 15 luglio).
In maniera politicamente trasversale sono però in molti a ritenere che la vicenda non posso chiudersi senza una riparazione anche di tipo istituzionale. “Credo anch’io che le parole di scusa (che, più o meno, sono arrivate) – ha scritto il direttore di Avvenire Marco Tarquinio il 16 luglio rispondendo alle lettere di indignazione dei suoi lettori – in casi come questo non bastino, servono gesti forti e inequivocabili, che risarciscano sul piano morale tanto la persona offesa, la signora ministro Kyenge, quanto l’Istituzione umiliata”.
La libertà di pensiero e di espressione secondo il direttore del quotidiano cattolico è soggetta ad “almeno tre invalicabili e per nulla formali limiti: la non manipolazione dei fatti o delle altrui opinioni, la buona educazione e, soprattutto, il rispetto assoluto verso ogni persona. Anche gli uomini di parte – addirittura duramente di parte – possono riuscire in questo civile esercizio, che non comporta in alcun modo la rinuncia a rappresentare una propria visione delle cose e i propri elettori”. Calderoli è venuto meno, secondo Tarquinio al dovere di rappresentare in modo “sempre «onorevole»” gli italiani dimostrandosi “non soltanto di parte, ma volgarmente fazioso e indecentemente razzista”. “Calderoli si dimetta – ha scritto a chiare lettere il direttore di Avvenire -, almeno dalla vicepresidenza del Senato. Se poi intendesse fare di più, nessuna obiezione (e penso che, al di là delle dichiarazioni di facciata, anche nel suo partito più di qualcuno non se ne dispiacerebbe…)”.
“Per fortuna, c’è una distanza tra il Paese reale e il mondo della politica – ha affermato il direttore di Migrantes, mons. Giancarlo Perego ai microfoni di Radio Vaticana (15 luglio) – , in riferimento alla sensibilità su alcuni temi che riguardano il mondo dell’immigrazione”. Una distanza testimoniata dai sondaggi relativi al voto agli immigrati – oltre il 75 per cento degli italiani – e riguardo alla cittadinanza – oltre il 70 per cento. “E questa distanza – ha aggiunto Perego – si vede anche dalla crescita di un rispetto sempre maggiore e di una convivenza pacifica che oggi avviene nelle nostre scuole, nei nostri ritrovi, nelle nostre comunità. Quindi ci si augura che sempre di più anche il mondo della politica capisca come soltanto nel rispetto e nella crescita di una relazione tra le diverse persone che provengono da 198 nazionalità diverse, cresce il nostro Paese e si sviluppa anche l’Italia”. Diversamente, ha concluso il direttore di Migrantes “la contrapposizione, la lotta che passa anche attraverso un linguaggio che certamente non è corretto e rispettoso, non aiuta a crescere il Paese di domani”.
«Pensare di essere superiori solo per il colore della pelle è orribile, è una bestialità. L'odio verso il diverso è una tentazione che purtroppo è dietro l'angolo». Così, intervistato da Il Messaggero (16 luglio), il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti, ha commentato le parole del senatore Calderoli nei confronti del ministro Kyenge. «Siamo ad un livello talmente basso – ha aggiunto Vegliò -. Sono sgomento ma non mi faccia dire cose che non voglio dire. L'Italia è un Paese generoso, un esempio nel mondo e gli italiani un popolo dal cuore grande. Il Papa a Lampedusa ha ringraziato commosso i seimila lampedusani per quello che hanno fatto, in silenzio, durante l'emergenza di questi anni».
“E' avvilente – ha commentato Michele Genisio su Cittànuova.it (15 luglio) – mettersi a commentare gli insulti volgari lanciati dal vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, verso il ministro per l’Integrazione, Cecile Kyenge” così come è avvilente “sentire commenti su commenti (tutti sacrosanti, per carità) su frasi idiote che meritano solo d’essere coperte dalla vergogna”. Come giornalisti, prosegue Genisio: “Ci piacerebbe occupare il tempo in attività più nobili: ma quando una persona esce con offese di questo genere, assolutamente inaccettabili, verso un suo simile, il silenzio – che tanto ci piacerebbe – è un lusso che non possiamo permetterci”.