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Democrazia in rete: ancora molta strada per l’Italia

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La nuova Bussola quotidiana - pubblicato il 10/07/13
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Un italiano su tre non accede alla Rete, mentre la media europea è di un cittadino su cinque

di Ruben Razzante*

Si parla da tempo di cittadinanza digitale, di fruizione on-line dei diritti fondamentali, di informatizzazione totale delle funzioni, di consacrazione definitiva dell’informazione on-line. La realtà, però, è un’altra: debolezze infrastrutturali, ritardi cronici nell’adeguamento delle reti, analfabetismo digitale assai diffuso, miopia della politica che ancora non investe adeguatamente in internet come volano per il potenziamento dei servizi e la lievitazione della coscienza democratica. Sono queste le considerazioni sottese alla lunga e articolata Relazione annuale che il Presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), prof. Angelo Marcello Cardani, ha pronunciato ieri alla Camera.

L’Italia ha un primato non invidiabile: è al quarto posto in Europa nella classifica del numero di individui che non hanno mai avuto accesso a internet. Un italiano su tre (il 37,2% della popolazione) non accede alla Rete, mentre la media europea è di un cittadino su cinque. Allo stesso tempo, però, siamo anche il Paese in Europa in cui gli internauti hanno la più alta frequenza di accesso. Oltre il 91% degli italiani, infatti, accede regolarmente ogni giorno, contro una media europea del 79%. Trentotto milioni di italiani dichiarano di accedere ad internet da qualunque luogo o device. Dunque una fetta di cittadini è ai margini della Rete e non è in grado di attingere informazioni in internet né tanto meno di fruire di servizi on line. La speranza è ormai riposta nei cosiddetti “nativi digitali”, che saranno i più attendibili traghettatori verso la modernità di un Paese "che, di suo –lamenta Cardani- non ha molta voglia di avanzare", considerati "l’attendismo dei mercati, le responsabilità della politica, le difficoltà della regolamentazione e ora la crisi".

Sotto i 15 anni si trovano oggi circa otto milioni di ragazzi e bambini, circa il 13% della popolazione, che cresceranno dando per scontato che ci sia la connessione ovunque e per fare qualsiasi cosa, indipendentemente dai dispositivi e dalla tecnologia di accesso. Ma, come ben sappiamo, la banda larga continua a rimanere confinata nel libro dei sogni ed esistono molte aree del Paese nelle quali l’accesso a internet rimane lento e insufficiente, il che tarpa le ali della competitività delle imprese, dell’efficienza delle pubbliche amministrazioni e dell’ottimizzazione di tempi e spazi da parte dei cittadini. "Il web –ricorda il presidente Agcom- è uno strumento di servizio e scambio di merci, ma anche una piattaforma di comunicazione e interazione sociale in cui si intrecciano diritti individuali (di espressione, all’informazione, alla privacy) con le garanzie proprie di un mezzo di comunicazione di massa (pluralismo, diritto di accesso, legalità)". Eppure il contributo dei servizi di telecomunicazioni al Prodotto interno lordo sconta la congiuntura negativa ed è in calo dal 3,2% di sette anni fa al 2,4% dell’anno scorso. Anche la spesa delle famiglie per servizi di comunicazione sul totale dei consumi nello stesso periodo è scesa dal 2,41% all’1,94%. 

Cardani denuncia anche il forte calo dei ricavi dei media tradizionali, sia per effetto della crisi economica sia per la contrazione dei fatturati pubblicitari. Unici a crescere del 12% sono stati i ricavi dei media su internet, che però rappresentano solo il 4% del Sistema integrato delle comunicazioni. L’editoria, invece, mostra davvero una pericolosa discesa (-14% nel 2012, con un calo di un miliardo di euro di fatturato nella carta stampata negli ultimi due anni). E la strada per uscire dall’impasse non può che essere quella dell’integrazione multimediale. "Reagire considerando internet solo come una minaccia –avverte Cardani- e non un incentivo al cambiamento dei modelli di offerta, non aiuterà il percorso di alcun media". Se l’editoria piange, la televisione non ride (contrazione di 800 milioni di euro di risorse in un anno, pari al 9% del totale). Ma per favorire le sinergie tra media, la convergenza multimediale, la fruizione multipiattaforma degli stessi contenuti, occorrerà trovare modalità di tutela dei diritti diverse da quelle tradizionali. Di qui l’attenzione crescente di Agcom per la protezione del diritto d’autore on-line. Tre, secondo Cardani, i pilastri fondamentali per garantirla: l’educazione alla legalità, la promozione dell’offerta legale, lo strumento dell’enforcement, con l’adozione di un regolamento rispettoso dei principi di garanzia, ragionevolezza, proporzionalità dell’azione amministrativa.

Nel settore delle telecomunicazioni le principali sfide che attendono l’Italia nei prossimi anni sono dunque almeno tre: incrementare gli investimenti in reti e infrastrutture; colmare il divario digitale tra gli utenti; adeguare l’impianto normativo pensato per i media tradizionali ad un mondo profondamente diverso come quello di internet, che non può essere disciplinato con strumenti giuridici inadeguati, ma neppure essere lasciato all’anarchia e alla sopraffazione dei più deboli da parte dei più forti, come se fosse una giungla.

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*Docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano

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