Dopo la destituzione di Morsi, i Fratelli Musulmani fanno appello alla rivolta popolare
L’Egitto sta attraversando un momento di grave crisi civile e istituzionale. Con la deposizione di Morsi ad opera dei militari, il movimento di piazza Tamaruud (letteralmente, disobbedienza, ribellione) sembra aver vinto sui Fratelli Musulmani, il movimento politico che sosteneva l’ex Capo di Stato. Ma come è stata possibile questa inversione di rotta in appena un anno? Quando venne deposto Mubarak e – alle prime libere elezioni venne eletto Morsi – fu un grande successo del movimento di ispirazione coranica, forte della legittimità guadagnata nei decenni, come unica forza di opposizione al regime laico dell’ex presidente.
Secondo Popoli, il magazine dei gesuiti: “il loro messaggio religioso dava un senso all’attività politica che in passato in Egitto era stata monopolizzata dalla dittatura. Oggi non c’è più il rispetto originale. La popolazione oggi vede la Fratellanza come una riedizione del regime di Mubarak. Il messaggio religioso poi non fa più presa. Gli egiziani continuano a sentir parlare di Dio, ma poi devono fare i conti con politici, magari onesti, ma impreparati a governare una crisi economica che sta impoverendo il Paese” (3 luglio).
Nel frattempo però è stato deposto il presidente Morsi, trattenuto dalle forze militari dell’Egitto da sempre filo-laiciste e fortemente sensibili dunque alla piazza che chiedeva la fine del governo della Fratellanza, e sono proseguite manifestazioni e scontri in piazza. Stanotte un gruppo ha tentato di entrare in una caserma provocando uno scontro a fuoco. Secondo i militari si trattava di “terroristi”, per i Fratelli Musulmani, invece è stato un atto di violenza gratuita sui cittadini. In ogni caso la tensione rimane alta e come Capo di stato ad interim è stato nominato l’ex capo della Corte Costituzionale, Adli Mansur (Il Post, 8 luglio).
Il portavoce dei Fratelli Musulmani, Gehad el-Haddad, ha lanciato un appello via twitter affinché “tutti gli egiziani patriottici e coraggiosi” si uniscano alla manifestazione del Cairo “per difendere il paese dai traditori cospiratori del golpe militare”. Mentre la guida spirituale della Fratellanza, Mohammed Badie, evoca scenari da guerra civile: “Il capo dell’esercito porterà l’Egitto nelle stesse condizioni della Siria” (Avvenire, 8 luglio).
Tuttavia sale la tensione anche per i cristiani dopo l’assassinio del sacerdote copto – il trentanovenne padre Mina – proprio all’indomani della deposizione di Mohammed Morsi. Secondo la ricostruzione di Vatican Insider: “La collera degli islamisti, sta prendendo ancora una volta di mira i cristiani in Egitto, prendendo a pretesto il fatto che il Papa copto Tawadros II si è schierato dalla parte delle forze che hanno destituito Morsi. E non e’ un caso che l’omicidio sia avvenuto proprio nel Sinai, zona da tempo fuori controllo, diventata un crocevia del terrorismo islamista” (6 luglio).
Preoccupanti, a questo proposito, alcuni messaggi apparsi sul web che richiamano esplicitamente un complotto agitato dai gruppi fondamentalisti religiosi. I commenti sulla rete appaiono di questo tenor : “Complimenti, Egitto! Sei finito nelle mani di giudei e cristiani!”. La frase su giudei e cristiani è comparsa sulla pagina Facebook del giornalista di Al JazeeraAhmed Mansour, a commento della nomina di Adli Mansour a presidente ad interim dell’Egitto. Secondo l’editorialista Fayez Abu Shamala, infatti, tutto il moto egiziano che ha portato alla defenestrazione di Morsi è prodotto di una cospirazione giudaico-cristiana: “Ciò che sta accadendo in terra d’Egitto è una cospirazione intercontinentale e i suoi risultati vanno ben oltre i confini dell’Egitto. Non è solo un affare egiziano, ma arabo e islamico e riguarda tutta la regione” (La Nuova Bussola Quotidiana, 7 luglio).
Dal canto suo la Chiesa Cattolica si è affrettata a difendere l’operato dell’esercito, sottolineando come – a differenza di un reale colpo di Stato militare – non ci sono uomini dell’esercito al comando, ma un tecnico che cercherà di favorire il dialogo tra tutte le parti politiche e sociali, compresi i Fratelli Musulmani, ed evitare una “caccia alle streghe contro gli islamisti". Intanto, il nuovo presidente, l’imam di al-Azhar, e il patriarca copto ortodosso Tawadros II “hanno invitato i protagonisti delle manifestazioni ad accogliere e accettare i Fratelli Musulmani, soprattutto i giovani, che in questi anni hanno subito un vero e proprio lavaggio del cervello da parte delle loro guide” (Asia News, 4 luglio).