Sì, qualche volta bisogna proprio andarsene, lasciar vuota la sedia, sfuggire alle gabbie gentili di chi vuol mantenere lo status quo
Ci sono due sedie vuote nelle cronache di questi giorni, ritratte anche figurativamente sulle pagine dei giornali. Una è il seggiolino d'aereo lasciato vuoto da Edward Snowden, il giovane informatico che ha rivelato agli americani di essere spiati e intercettati ogni momento e che doveva imbarcarsi a Mosca su un volo per sfuggire agli agenti della Cia, bramosi soltanto di mettergli le mani addosso. La seconda è la poltrona bianca disertata da papa Francesco all'ormai famoso concerto vaticano di Beethoven.
«Si parva licet componere magnis», dicevano gli antichi: se possiamo paragonare tra loro cose grandi e altre più piccole… (Ma quali sono grandi e quali piccine, in questi due casi?). Il parallelo mi è venuto in mente anche perché mi sembra comunque di vedere nelle due vicende - diversissime tra loro, è evidente - una medesima lotta del singolo contro il «potere»: Snowden quello della democrazia più grande del mondo, che però ci ha abituato da decenni alle ipocrisie e agli abusi sui quali si regge; Bergoglio nei confronti di un apparato curiale e burocratico che incombe come un soffocante moloch sopra il desiderio di molti di una Chiesa «diversa».
«Preghi perché gli lascino fare quello che vuol fare?», mi ha chiesto a bruciapelo l'altro giorno un sacerdote argentino, che occupa un'alta carica a Roma; alludeva a Papa Francesco, naturalmente. E se lo dice lui, che come me ha speranza d'un cattolicesimo più evangelico di quello che circola nelle vie della Capitale e tuttavia è senz'altro meno scettico di me nei confronti della Chiesa, vuol dire che qualche motivo per pensarlo ci sarà…
Siamo dunque ridotti a far dipendere la nostra speranza da una sedia vuota: prima quella di Ratzinger, il quale forse l'ha lasciata proprio per impotenza di fronte alla necessità di cambiare con decisione le cose e all'impossibilità di farlo senza rompere qualche consuetudine; adesso quella di papa Bergoglio, che con gesto di estrema semplicità – come è suo solito – ha deciso di spezzare quel protocollo di cortesie, di onori, di «doveri» che piano piano, sotto pretesto di gesti sempre buoni e giusti, alla fine finisce per piegare la resistenza di ogni ben intenzionato.
Sì, qualche volta bisogna invece andarsene, lasciar vuota la sedia, sfuggire alle gabbie gentili di chi vuol mantenere lo status quo. Anche nella Chiesa: Paolo VI scese dalla sedia gestatoria (e fu un atto clamoroso!), Francesco ha lasciato libera la poltronissima di un concerto; e, a giudicare dalle facce allibite dei curiali ma anche dai commenti fioriti sui giornali di tutto il mondo, pure quest'atto sembra non essere stato da meno. «Preghi perché gli lascino fare quello che vuol fare?». Beh, dovrò cominciare a farlo…