L’ex presidente dello Ior riflette su derivati e speculazioni finanziarie e spiega quando sono moralmente condannabiliChe rapporto esiste tra etica e finanza, quale comportamento deve assumere un cristiano nella società di oggi dove lo sfruttamento economico e la speculazione minacciano sempre più l'uomo? Aleteia ha intervistato il professore Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello Ior durante il pontificato di Benedetto XVI, che scatta una fotografia del rapporto tra etica, morale e mondo finanziario-economico.
Quale rapporto può esistere tra etica e finanza?
Ettore Gotti Tedeschi: La finanza è uno strumento che, opportunamente usato, è indispensabile a supportare l’economia. L’etica è il modo, il comportamento, fondato su valori morali, con cui l’uomo usa lo strumento finanziario. E’ etico il comportamento, non lo strumento.
Nella società attuale, dove tutto è speculazione, denaro, arricchimento, come può esistere un'etica? Come deve comportarsi il cristiano di fronte alle situazioni di sfruttamento economico e di speculazioni?
Ettore Gotti Tedeschi: Vorrei cercare di definire cosa è una operazione speculativa. Una operazione finanziaria si considera “speculativa” quando prende una posizione fondata su una previsione o aspettativa di una differenza tra un valore (un prezzo) attuale e uno futuro. Ciò nell’ottica di trarne un beneficio, se la prospettiva si realizza, altrimenti si verifica una perdita. La prospettiva si realizza o no in funzione di variabili del mercato (ad esempio domanda-offerta). Ma attenzione, queste variabili possono essere influenzate o persino provocate dallo speculatore. A questo punto si possono fare delle riflessioni su quanto la speculazione sia etica o meno. Certamente non mi pare molto etico influenzare o deformare il mercato per ottenere guadagni. Ma se non si “deforma” il mercato per trarne vantaggi, ovvero se si accetta il mercato e le sue regole di trasparenza, non saprei trovare demeriti nell’attività svolta che è piuttosto una attività di rischio. In gran parte del mondo anglosassone la speculazione è parte del mercato, sia nel primo che nel secondo caso. Alcuni considerano infatti la speculazione un elemento vitalizzante il mercato. Io invece credo che ciò che conta sia il fine che si dà alla decisione. Se il fine, ottenuto senza “forzature innaturali ed artificiali” è l’arricchimento “senza scopo di bene comune”, a breve, transitorio e “sterile” nell’impatto sull’economia, è magari biasimevole ma non condannabile moralmente se non provoca danni artificiali ad altri, e fa parte del cosiddetto mercato. Se, invece, il fine è ottenuto con forzature (sulla domanda-offerta ecc.) e tende a creare un valore artificiale, non sostenibile ma in più con danno ad altri, è certo condannabile da un punto di vista morale.
I derivati e i nuovi strumenti finanziari sempre più sofisticati sono da rigettare e 'condannare”, cristianamente parlando?
Ettore Gotti Tedeschi: Il derivato è uno altro strumento di per sé neutro che può essere utilizzato opportunamente o no. Ma è anche il tipico strumento sofisticato “sfuggito di mano” all’uomo immaturo, come Giovanni Paolo II aveva previsto nell’Enciclica Sollecitudo rei socialis.