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Etica e finanza, “l’agire economico sia guidato da valori veri”

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Silvia Gattas - pubblicato il 15/05/13
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Intervista a mons. Martin Schlag, docente della Pontificia Università Santa CroceIl nesso tra economia ed etica è diventato ancora più palese con la crisi economica che stiamo vivendo, che è “fondamentalmente una crisi culturale”. In questa intervista ad Aleteia, mons. Martin Schlag, docente di teologia morale e direttore del Centro di Ricerca Markets, Culture & Ethics della Pontificia Università della Santa Croce (PUSC), affronta il rapporto tra etica e finanza, le sue ripercussioni nella società attuale, il vivere del cristiano in questo settore, troppo spesso manovrato dalla logica dell'interesse e delle speculazioni. Considerazioni che mons. Schlag offre alla vigilia di un convegno dal titolo “Etica e rischio: scenari per una nuova finanza” promosso dalla PUSC per giovedì 16 maggio, alla presenza dell'economista Ettore Gotti-Tedeschi.

Quale rapporto tra etica e finanza?

Mons. Martin Schlag: L'etica non è una salsa che si può versare sulla carne, se piace, oppure non versare se non piace, ma è parte integrante dell'agire umano, anche in senso economico. Esiste, è vero, una distinzione teoretica fra l'etica e la scienza economica, e quindi anche della logica del mercato e della finanza, però entrambe sono intrinsecamente collegate. In altre parole, l'agire economico deve essere retto da valori veri e pratiche buone. Questo significa che un'azione moralmente cattiva è sbagliata anche in senso economico, almeno alla lunga. E un'azione economicamente sbagliata può essere uno spreco di risorse della comunità, e quindi un male morale. Il nesso fra economia ed etica è diventato palese nella crisi di cui stiamo soffrendo: è fondamentalmente una crisi culturale. Sembra che le nostre società occidentali non trovino la forza per mettere il treno deragliato di nuovo sui binari. Ci manca un nucleo di valori morali condivisi da dove rigenerare le forze umane che creano un futuro pieno di speranze. Allora, il nostro desiderio non è semplicemente insegnare a mangiare a dei cannibali, ma cambiare il loro menù.

Può esistere un'etica nel mondo della speculazione e della finanza?

Mons. Martin Schlag: Certamente! Anche il mercato finanziario e certi tipi di speculazione servono il bene umano: mettono a disposizione il capitale finanziario necessario per realizzare grandi progetti e distribuire il rischio fra più persone. Purtroppo esistono molti pregiudizi e persino risentimenti ingiusti contro il mondo finanziario e chi lavora in questo settore. Nella tradizione cristiana si parla della virtù della magnificenza che impiega i mezzi economici necessari. Senza questa virtù non esisterebbero le grandi basiliche romane. Con questo voglio sottolineare anche i limiti di una finanza eticamente buona: deve veramente servire l'economia reale. Una finanza che serve se stessa crea un mondo fittizio e una ricchezza falsa. Chi poggia la sua speranza su tale ricchezza costruisce la sua casa sulla sabbia. Tantissimi soldi senza lavoro e in poco tempo: questo puzza.

Dall'altro canto dobbiamo essere attenti al fatto che non tutto è oggetto del mercato. Constatiamo la tendenza a passare da una situazione in cui la nostra società ha o usa un mercato, a una situazione in cui la società diventa un mercato in cui tutto è vendibile o comprabile. Amore, dono, perdono, amicizia, anche decisioni politiche e meriti per il bene comune non possono essere comprati: sono beni relazionali che non hanno un prezzo, ma sono parte della dignità dell'essere umano.

Come deve comportarsi il cristiano in questo settore?

Mons. Martin Schlag: Un cristiano può e deve santificarsi anche nel lavoro finanziario. Quindi è obbligato a essere esemplare e ineccepibile nel suo comportamento, sapendo che è chiamato a trasformare il mondo dal di dentro come il lievito. È il compito dei laici di illuminare il mondo secolare con la luce del Vangelo e con la loro esperienza e le loro competenze tecniche. Questo presuppone l'amore alla cultura in cui viviamo e lavoriamo, la sua profonda conoscenza e un lavoro ben fatto in senso professionale. Inoltre, ognuno deve scoprire che cosa significa per lui inserire l'amore non solo nelle microrelazioni ma anche nelle macrorelazioni come l'economia e la politica, come ha detto più volte Benedetto XVI.

I derivati e i nuovi strumenti finanziari sempre più sofisticati sono da rigettare in toto, cristianamente parlando?

Mons. Martin Schlag: Affatto no! Ci vuole un lavoro di distinzione e uno studio attento. Anche alcuni strumenti finanziari moderni servono a uno scopo lodevole, ad esempio l'assicurazione contro i rischi. Se però la sofisticatezza degli strumenti diventa una maschera per una prassi immorale, per ingannare innocenti, per rubare i risparmiatori e le famiglie, privare gli anziani della loro pensione, allora senza dubbio il giudizio è negativo. Un buon consiglio è di non agire in casi di dubbio oppure di incomprensione.

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