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Primo Maggio: lavoro come dignità della persona, non come merce

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Lucandrea Massaro - pubblicato il 30/04/13
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Intervista a Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli, per questa giornata dedicata alla tragedia di Dacca in BangladeshEra il 1955, le ACLI esistevano già da 10 anni e ottennero da papa Pio XII che il Primo Maggio, festa dei lavoratori, fosse dedicata a San Giuseppe artigiano. Partiamo da questa consacrazione del lavoro a Dio nel nostro colloquio telefonico con Gianni Bottalico, da pochi mesi presidente delle ACLI, le Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani, che – orgoglioso della lunga storia dell'associazione – ricorda come questo fu “un atto che voleva unire il sacro e il laico. C'è una dimensione religiosa anche nel lavoro. Le ACLI nascono proprio per testimoniare il percorso cristiano della centralità della persona umana che si realizza nel mondo del lavoro. Oggi si aggiungerebbe il tema della dignità del lavoro…”.

Presidente Bottalico, come si protegga la dignità del lavoro quando non c'è? Gli ultimissimi dati dicono che il tasso di disoccupazione ha superato l'11% e che quello giovanile è arrivato al 38%.

Gianni Bottalico: Certamente il tema non si risolve in pochi mesi. Noi dobbiamo ribaltare l'ordine del problema: abbiamo mortificato il lavoro e la sua dignità compreso il tema del giusto salario. Bisogna dare al lavoro il giusto valore. Non tutto risponde a criteri economici. Oggi produrre prodotti di qualità in Italia mette insieme sia il giusto compenso con la competitività internazionale. Bisogna investire in qualità e dare non meno riconoscimenti ma maggiori al mondo del lavoro. Oggi dobbiamo cambiare le nostre domande: quale sviluppo e quali strategie di investimenti? Come fare una buona formazione professionale? Come sviluppare i territori perché accolgano la produzione? Queste sono le domande a cui dobbiamo dare una risposta. Bisogna uscire dalla logica puramente mercatista e rimettere al centro la persona. E' anche in questa ottica che le ACLI vogliono dedicare questo Primo Maggio alla tragedia di Dacca, la località in Bangladesh dove è crollato un impianto del tessile e sono morte quasi quattrocento persone. Se i mercati sono globali anche le regole e la sicurezza sul lavoro devono essere globali. Non c'è competitività se si parte da regole diverse, non ci può essere un ribasso costante dei costi senza, prima o poi, disinvestire in sicurezza e in qualità.

Che rapporti con il Governo del presidente Enrico Letta?

Gianni Bottalico: Come ACLI  abbiamo mandato una lettera al presidente Letta indicando quelli che sono i tre punti chiave per il rilancio del Paese, dal nostro punto di vista. Le priorità sono: lavoro, welfare, bisogna rilanciare una rete di servizi di supporto alle famiglie e ai cittadini, perché questo è un tema di coesione e di tenuta democratica dell'Italia; e infine la riforma della legge elettorale per legare rappresentanza politica ai territori e garantire la governabilità. Su questa scia abbiamo chiesto anche un provvedimento di grande trasparenza nei partiti, perché è fondamentale che chi agisce in nome dei cittadini sia democratico anche al proprio interno.

Secondo voi ci sono le condizioni per rilanciare il Paese?

Gianni Bottalico: Ci sono le condizioni perché questo governo possa rivedere il Patto di stabilità per rimettere in ordini la catena dei valori: famiglia, ceti medi e di conseguenza il rilancio dei consumi. Un governo di unità come questo è anche una maggiore garanzia di negoziazione con l'Europa e quindi siamo fiduciosi che ci siano dei margini di miglioramento.

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