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La fede è saggezza di vita, non “ideologia sterile”

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Roberta Sciamplicotti - pubblicato il 26/04/13
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“Conversazioni sulla Fede”, colloqui sulla gioia di credere con Nicole ÉchivardLa fede è saggezza di vita, non “ideologia sterile”. Lo ricorda Nicole Échivard nel suo libro “Conversazioni sulla Fede” (San Paolo), in cui confessa di non essere stata credente per buona parte della vita, avendo così potuto sperimentare personalmente quanto la fede in Dio “cambi la vita; anzi, dia la vita, una vita tutta nuova, una vita vera”.

Originaria di Tolosa (Francia), la Échivard ha conosciuto le domande senza risposta della vita senza Dio, e poi, a 19 anni, le grazie improvvise della conversione. Negli anni Ottanta con il marito, diacono, ha fondato una comunità, il Foyer Marie Jean, che vive la coerenza tra la Parola di Dio, la vita evangelica e mistica, e l'attenzione ecologica.

Tuttavia, perché questa trasformazione avvenga – spiega la Échivard – bisogna conoscere bene la Buona Novella che ci ha portato Gesù, ascoltando sia Lui che “i suoi profeti, i suoi testimoni, i suoi apostoli, i suoi discepoli”, che l'hanno messa per iscritto per noi e ce l'hanno trasmessa, e la Chiesa, “che la interpreta di secolo in secolo grazie allo Spirito Santo” e la presenta “in tutta la sua pienezza vivificante e consolante”.

La fede “non è una vaga impressione”, né “un’opinione che mi fabbrico su Dio”, perché “questo Dio non sarebbe nient’altro che un idolo costruito dalla A alla Z e la nostra non sarebbe fede, ma immaginazione, idolatria, eresia sterile”. Allo stesso modo, “non è neanche una convinzione, una certezza razionale sull’esistenza di Dio” raggiunta grazie a un ragionamento filosofico dell’intelligenza, né tantomeno “un salto nel vuoto”, “accettando un rischio assoluto”.

La fede è innanzitutto “una risposta all’iniziativa di Dio stesso, che, senza sosta, si rivela, si manifesta, si fa conoscere agli uomini, per farli entrare in relazione con Sé, in comunione con Sé”, una risposta “al Dio Vivo e Vero che, per primo, ha parlato, mi parla, agisce”. È allora “misteriosa obbedienza, sottomissione meravigliata della mia intelligenza alla rivelazione che Dio mi dona su di Sé, sull’uomo, sulla vita e sulla morte, sul suo disegno”, ma è anche un’attrazione: credo in Gesù “perché sono attirato/a profondamente dallo straordinario amore, dalla straordinaria compassione, dalla straordinaria misericordia, dalla straordinaria saggezza che sgorgano, che irraggiano dalle sue parole, dai suoi atti, dalla sua vita, dalla sua morte”.

La Échivard medita poi sull'affermazione “È la fede che salva”, spesso “mal compresa, mal spiegata, e di conseguenza respinta”, anche perché “il piccolo pagano che è in noi si fa un’idea assai terrena e materiale della salvezza”, che significherebbe entrare in un paradiso considerato la ricompensa delle buone azioni e degli sforzi compiuti sulla Terra. “In fondo, poco importerebbe la fede in Dio: Dio non sarebbe altro che un lontano distributore di ricompense, un esaminatore esterno a noi che apprezza solamente il valore 'morale' delle nostre azioni”. “Dopo la nostra morte, Dio ci metterebbe in un paradiso imprecisato, al quale Lui resterebbe estraneo, per meglio consentirci di proseguire nelle nostre piccole e care abitudini di uomini senza Dio, orfani, terreni, peccatori – vale a dire separati da Dio”.

La salvezza per mezzo della fede è invece “la vita nuova, mediante lo Spirito Santo, che ci assimila giorno dopo giorno, difficoltà dopo difficoltà e grazia dopo grazia, al Figlio di Dio, al Cristo che siamo chiamati a 'diventare'”.

Il tutto in un altro elemento strettamente collegato alla fede, la libertà. Spesso si ha l’idea di Dio come di un giudice, un tiranno, ma in realtà la fede libera “dai gusti, dai progetti, dai modi di vita e dalla razionalità così limitata dell’uomo terreno e del 'mondo'”, che non vuole avere bisogno di Dio, e libera anche dalla schiavitù della morte e della paura della morte, che guastano la vita trasformandola in comportamenti aggressivi, per difesa o per disperazione, o in comportamenti di prudenza timida, tranquillizzante e avida di piaceri.

“La fede mi dice che non posso cadere altrove che in Dio, non posso morire che per nascere in Dio, il cui Amore riempie tutto l’universo, e anche la mia morte”. “È questo il senso della Risurrezione del Cristo”.

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