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Uomini che odiano le donne: il femminicidio, un problema tutto italiano

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Lucandrea Massaro - pubblicato il 24/04/13
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Intervista a Riccardo Iacona, giornalista e conduttore del programma televisivo “Presa diretta”Uno dei temi affrontati quest'anno al Festival del Giornalismo di Perugia, appuntamento internazionale del mondo dell'informazione, sarà quello del "femmincidio". A proporlo assieme alla giornalista di Repubblica Concita De Gregorio, il cronista Riccardo Iacona, conduttore del programma Rai "Presa Diretta", e autore del libro “Se questi sono gli uomini” (Chiarelettere), un reportage su un fenomeno per lo più ignorato: quello della violenza e degli omicidi di donne in Italia. Ben 137 nel 2011 e 80 nel solo primo semestre del 2012, una escalation che fa dire all'autore del libro che siamo di fronte a una questione che investe l'identità del Paese: l'Italia non è un luogo accogliente per le donne.

Quali sono, a tuo giudizio, le cause di questa violenza costante, perpetrata da persone vicine alle vittime, spesso compagni, mariti o familiari?

Riccardo Iacona: Un fenomeno moderno non è un cascame del patriarcato come spesso noi della stampa facciamo intendere negli articoli che riguardano queste storie. E' un dato empirico a dimostrarlo, perché se fosse così gli omicidi dovrebbero diminuire e invece aumentano. E' un fatto che va indagato nel conflitto moderno tra uomini e donne. Dal punto di vista giornalistico sono storie che vanno raccontate in modo corretto: non parliamo di donne che hanno “sbagliato a scegliere il proprio compagno”, è assolutorio per chi legge. Sono invece donne che in genere sono schiacciate dalla violenza e dalla morte proprio quando il rapporto è finito da un pezzo. I dati di fatto dicono che le donne sono state vittime prima, ma non nel momento della morte. Sono spessissimo donne forti che hanno ricominciato la loro vita. C'è un conflitto generato dal non aver accettato la libertà di relazione delle donne. Gli uomini che uccidono si sentono giustificati nel loro gesto, spesso arrivano sul luogo del delitto con l'arma già in mano, non c'è nulla di passionale e molta premeditazione.

Il mondo dell'informazione affronta in modo adeguato questo fenomeno?

Riccardo Iacona: C'è una complicità molto larga da parte della stampa. Il contesto è proprio quello dell'omicidio “mafioso”, c'è sempre omertà, tutti sanno tutto di questi casi: c'è la complicità della società, del quartiere in cui la vittima viveva, delle forze dell'ordine che magari hanno ricevuto la segnalazione, dei parenti che conoscono l'angoscia della vittima che non riesce a liberarsi del suo persecutore. E' una violenza sulle donne che si ripercuote a tutti i livelli e c'è una responsabilità politica che non riconosce che esiste una violenza e una ostilità verso le donne in quanto donne.  La stampa può dare un contributo fondamentale, come con il tema della mafia: finché la politica e la stampa negavano l'esistenza del fenomeno mafioso non c'era una opinione pubblica che spingesse per combattere quel fenomeno.

Visto che le dinamiche sono le stesse bisogna fare la medesima cosa: bisogna denunciare che c'è un problema della società italiana e pretendere che venga risolto politicamente e nell'opinione pubblica. Il femminicidio è un fenomeno che esiste: parliamo di donne che vengono uccise da uomini che avevano lasciato e poi denunciato perché violenti o persecutori. C'è una questione politica, nel Paese c'è un vero e proprio “gender-gap”. È un Paese ostile alle donne culturalmente, socialmente ed economicamente. Siamo un Paese non-europeo da questo punto di vista ed assomigliamo molto di più al Nord Africa: non facciamo nulla sul piano delle pari opportunità. Il 70% delle donne uccise aveva consegnato la propria vita allo Stato perché la difendesse, senza successo, se non è una debacle questa! Da noi le donne sono lasciate da sole di fronte alla violenza e non è un argomento “di donne”, ma del Paese tutto e non può essere lasciato alla sola elaborazione del femminismo o alle risposte dei Centri antiviolenza, perché si ridurrebbe tutto a una questione di parte, quando invece coinvolge l'identità profonda di questo Paese. Siamo, lo ripeto, un Paese ostile alle donne.

Qual è l'interesse giornalistico di questo tema?

Riccardo Iacona: Mi sono interessato a questa tematica proprio perché è per me una cartina al tornasole per capire il Paese. L'Italia riuscirà ad uscire dalla crisi se mette al centro la questione femminile, se valorizza le donne in quanto donne, non in quanto spose, fidanzate, figlie o sorelle di un uomo, se permette loro di crescere professionalmente e politicamente. Con un presidente del Consiglio donna forse si affronterebbe davvero il problema…

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