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Nell’uovo di Pasqua l’Italia troverà il nuovo Governo?

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Aleteia - pubblicato il 27/03/13
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Bersani prosegue le consultazioni con le forze politiche“Sobrio, innovativo, aperto”. Così dovrebbe essere il nuovo Governo per il presidente incaricato di provare a formarlo, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Non più di quindici ministri, una sorta di soluzione ibrida il cui motivo è il fatto che Bersani per “far galleggiare” il suo Governo deve ricorrere ad almeno una quarantina di senatori del Movimento 5 Stelle, che come è noto non gradiscono scelte partitiche.

Per questo, i nomi dei ministri che circolano per il momento sono quasi tutti di rappresentanti della “società civile”. “Nomi nuovi ma conosciuti, dell'area del Centrosinistra senza essere di Centrosinistra. Una sorta di sinistra indipendente da Prima Repubblica al passo coi tempi, geneticamente modificata” (Famiglia Cristiana, 24 marzo).

L'inedita strategia politica di Bersani prevede quindi, paradossalmente, proprio la rinuncia alla politica. Qualcuno già lo chiama “metodo Boldrini-Grasso”, dalla strategia con cui sono stati eletti i presidenti di Camera e Senato, anche con il voto di parlamentari grillini.

Il segretario del Pd ha lanciato più di un amo al M5S, invogliandolo sottolineando la sua voglia di novità. “Di questa esigenza di cambiamento siete dei grandi e nuovi protagonisti, ma lasciatemi dire che non siete esclusivi”, ha detto loro (Avvenire, 27 marzo).

Il capogruppo del M5S al senato Crimi ha però commentato che appoggiare un Governo Bersani vorrebbe dire “dare una fiducia in bianco”, cosa che il movimento non intende fare “anche per il mandato che ci hanno dato gli elettori”. “Non ce la sentiamo davvero di poterci fidare. Vogliamo le prove” (La Repubblica, 27 marzo).

Quanto alle altre forze politiche, per il segretario del Pdl Angelino Alfano la soluzione “più razionale” è quella “della corresponsabilità di Governo tra le forze principali e della collaborazione tra le principali forze politiche”. In caso contrario, “l'unica strada è tornare al voto”. La posizione è condivisa dalla Lega. Scelta civica, dal canto suo, durante la consultazioni ha chiesto a Bersani – che ha voluto incontrare anche il presidente dei vescovi, il cardinal Bagnasco – “un ulteriore sforzo, che indichi la volontà di un maggiore coinvolgimento di tutte quelle forze politiche che possono contribuire a dare avvio alla legislatura” (Avvenire, 26 marzo).

L'ipotesi di prossime elezioni sembra poco praticabile. “Troppi elementi lo impediscono, ma soprattutto uno: Napolitano vuole evidentemente un Governo sufficientemente largo capace di stare in vita un periodo più o meno lungo, perché secondo lui la situazione economica ed istituzionale lo richiede” (La Nuova Bussola Quotidiana, 27 marzo).

Bersani, tuttavia, aveva dichiarato e continua a ribadire che con il Pdl non farà accordi, il che vuol dire “non accettare l’idea di Napolitano del Governo di scopo, rischiare di non concludere nulla entro giovedì prossimo, quando Bersani tornerà dal Presidente della Repubblica per rendicontare”, e concedere “una formidabile chance” a Renzi, perché un eventuale fallimento bersaniano aprirebbe a quest'ultimo “un’autostrada politica”. “Non è automatico che in questo caso il nuovo incarico cada su di lui. Può darsi che tocchi a qualcun altro, ma in ogni caso la vittoria politica spetterà al sindaco di Firenze”, che se si facessero le primarie del Pd oggi “le vincerebbe in modo stracciante”.

“Il risultato elettorale è come se gliele avesse fatte vincere in ritardo, col senno di poi”. Con Renzi, la ripresa di Berlusconi sarebbe stata “improbabile” e il trionfo dei Grillini “ridimensionato”. Alla destra conviene di più avere davanti Bersani che Renzi, per due motivi: la connotazione ideologica di Bersani “è più definita e maggiormente contrastabile da destra”, mentre Renzi “non appartiene psicologicamente alla storia dei comunisti italiani e non ne adopera il linguaggio”, e la destra “non ha un contro-Renzi, cioè una figura da contrapporgli con le medesime caratteristiche di attrazione politica”. È per questo che alla fine, magari con un accordo di principio sul nuovo Presidente della Repubblica, Pd e Pdl potrebbero accordarsi.

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