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La sfida del futuro papa? “Serve uno sguardo di speranza”

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Silvia Gattas - pubblicato il 07/03/13
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La parola a tre vaticanisti: Accattoli, Tornielli e il francese IzoardUno sguardo di speranza e di misericordia è ciò che serve alla Chiesa del futuro. E il nuovo papa dovrà affrontare la sfida di rendere vivo l'annuncio della fede cristiana. Non sono solo la riforma della Curia, il dossier Vatileaks e lo scandalo degli abusi sessuali le sfide del futuro pontefice.

“E' necessario liberarsi dalla sindrome della crisi: non si parla d'altro che di mancanza di vocazioni, di sacerdoti non all'altezza, di una Chiesa forse vecchia. Credo e spero che i cardinali abbiano l'intelligenza e siano illuminati nell'eleggere un papa che guardi avanti, che non pianga sui problemi della Chiesa, ma sappia annunciare una fede viva”, dice Luigi Accattoli, esperto vaticanista, storico giornalista del 'Corriere della Sera'. “Come primo tema – aggiunge – c'è l'annuncio della fede. I problemi considerati 'eclatanti' della Chiesa, come la crisi delle vocazioni, la riforma della Curia, li considero secondari. Il prioritario – prosegue Accattoli nella sua analisi – è il carattere pasquale dell'annuncio e della fede. E forse per questo occorre guardare anche al di fuori dell'Europa”.

Guarda al positivo della Chiesa e a ciò che deve guidare il futuro Successore al Soglio di Pietro anche Andrea Tornielli, vaticanista de 'La Stampa'. “La prima sfida fondamentale – dice – è quella di continuare nel cantiere già aperto da Benedetto XVI della nuova evangelizzazione, ovvero presentare il Vangelo in maniera positiva e propositiva nel mondo di oggi, sia nelle società dove il cattolicesimo è già presente, sia in quelle dove ancora non è arrivato”. Per questo è importante sottolineare gli aspetti più belli della Chiesa viva, la stessa citata da Benedetto XVI nella sua ultima udienza generale in piazza San Pietro prima del ritiro. “E' necessario presentare il volto di una Chiesa misericordiosa e vicina alla gente – aggiunge Tornielli – e questa credo sia la principale sfida del nuovo pontificato: un papa che possa parlare non solo ai cattolici, ma al mondo intero presentando la cristianità in senso positivo e misericordioso. E la differenza la fa se i cardinali scelgono un testimone in grado di comunicare questo o no. È chiaro che è una sfida che riguarda tutti i continenti e sembra che sia venuto il momento di un papa non europeo”.

Per il giornalista francese Antoine-Marie Izoard, direttore dell'agenzia cattolica I-Media, “non importano il colore e l'origine geografica” del futuro papa. “Ciò che conta – afferma – è la fermezza nel rinnovare la Curia. Serve un uomo di grande fede, un uomo pulito nelle mani e nel cuore al punto di essere estraneo agli affari che hanno scosso la Curia. Il futuro papa – conclude Izoard – dovrà riformare le strutture, anche nella forma morale. E che sappia dialogare con le altre religioni, prima di tutto con l'Islam”.

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