Il contributo dei cattolici può fare la differenzaQuella che è uscita dalle urne è un'Italia assai frammentata, e la situazione di incertezza e instabilità derivata dalle elezioni preoccupa cittadini e addetti ai lavori, in Italia come all'estero. In questo contesto, i cattolici possono avere un ruolo di rilievo.
Antonio Maria Baggio, docente di Filosofia Politica presso l'Istituto Universitario Sophia di Loppiano, ha infatti sottolineato la capacità dei credenti di rappresentare la società, non pensando, quindi, a un conglomerato di cattolici che si esprima in un partito, “ma a una visione che i cattolici possano dare all’interno dei partiti dove sono, che a questo punto può veramente anche fare la differenza” (Radio Vaticana, 26 febbraio).
In un contesto in cui “il mancato rinnovamento della classe dirigente, una legge elettorale che permette ai leader di nominare i parlamentari e che volutamente non si è cambiata, il populismo, la demagogia e le furbizie emerse in una campagna elettorale confusa e deludente e, non ultimi, i tanti, troppi scandali emersi, hanno portato disaffezione, disillusione, astensione e il Paese a rischio ingovernabilità”, è difficile non parlare di inadeguatezza dei cattolici in questa fase della vita politica italiana, ha commentato il presidente del Movimento cristiano lavoratori (Mcl), Carlo Costalli, indicando però la necessità di riprendere a lavorare una volta passati il disorientamento e la delusione per “l’occasione perduta” (Agenzia Sir, 26 febbraio).
Nonostante il quadro preoccupante uscito dalle elezioni del 24 e 25 febbraio, del resto, emergono anche “delle chiare indicazioni” ed è “il momento della responsabilità per tutte le forze politiche, vecchie e nuove”, perché il Paese “chiede e ha bisogno di essere governato” e spetta alla politica “trovare i modi”.
Per Gianni Bottalico, presidente delle Acli nazionali, le forze politiche potranno far emergere il meglio per il Paese da una situazione economica e sociale oggettivamente complicata se si sapranno mettere al centro dell'attenzione e dell'azione di governo i “chiari messaggi” che vengono dall'elettorato”, ovvero: “richiesta perentoria di serietà e di etica nella politica”, “priorità alla lotta alla crisi sul piano economico e sociale, a cominciare dal lavoro che va creato e tutelato”, “revisione ed attenuazione delle politiche di austerità per eliminarne gli effetti recessivi sull‘economia”, “maggior impegno per la coesione sociale e la riduzione delle disuguaglianze”, “cambiamento della legge elettorale”.
Il portavoce del Forum del terzo settore, Pietro Barbieri, ha osservato dal canto suo che la nomina di una decina di esponenti di spicco dell'associazionismo, della cooperazione e del volontariato rappresenta “un riconoscimento del ruolo che il terzo settore può giocare come motore di sviluppo, nel rinnovamento della classe dirigente e del modo di intendere l'amministrazione della cosa pubblica, ma anche come importante e auspicabile apertura alle tematiche sociali fino ad oggi escluse dall’agenda politica”.
Speranza può venire anche dalla constatazione che il Parlamento uscito dalle urne è più giovane e conta una maggiore presenza femminile rispetto al passato. La “ventata di gioventù portata dallo tsunami grillino” contribuisce ad abbassare l’età media (48 anni fra deputati e senatori) e a far crescere il fattore rosa (31%) nella composizione delle due Camere, come conferma un’analisi realizzata dalla Coldiretti. Il gruppo parlamentare con l’età media più bassa sarà il Movimento 5 Stelle (37 anni, 33 alla Camera e 46 al Senato), mentre il Pd ha la più alta percentuale di donne (il 41%) (Avvenire, 27 febbraio).
Per il professor Vincenzo Atella, direttore del Ceis-Centre for Economic and International Studies dell’università romana di Tor Vergata, “le élites gerontocratiche hanno la tendenza ad investire meno in pubblica istruzione e servizi pubblici produttivi, in modo dannoso per la crescita”, mentre i più giovani saranno “in grado di cogliere queste opportunità”.
Il punto fondamentale, ad ogni modo, è chiedersi se i partiti principali “vogliono prendere o no in mano il mandato elettorale che è stato loro affidato dagli elettori e proporre un governo”, “per non andare definitivamente in Grecia” (Tempi, 28 febbraio).