I National Archives britannici rivelano anche finanziamenti per attività umanitarie“Non bisogna maltrattare la storia: la storia va rispettata, i fatti vanno rispettati per quello che sono stati”. Lo ha affermato all'emittente pontificia il direttore dell’Osservatore Romano, Gian Maria Vian, a proposito dello scoop proposto da “The Guardian” secondo il quale la Santa Sede avrebbe sostenuto economicamente il Terzo Reich (Radio Vaticana, 30 gennaio).
Invece un articolo di Patricia M. McGoldrick, della Middlesex University di London “New Perspectives on Pius XII and Vatican Financial Transactions during the Second World War”, pubblicato sul numero di dicembre della rivista trimestrale edita dalla università di Cambridge «The Historical Journal» (55, 2012, pp. 1029-1048) proverebbe l’esatto contrario.
Da documenti del servizio segreto britannico risalenti al periodo 1941-1943, «“apprendiamo che all'inizio della seconda guerra mondiale il Vaticano spostò rapidamente i suoi titoli e le sue riserve auree dalle zone minacciate dall'occupazione nazista verso gli Stati Uniti, fece degli Stati Uniti il centro finanziario dal quale sostenere e amministrare la Chiesa universale e investì altri dieci milioni di dollari nell'economia americana” (pp. 1043-1044). In altre parole, la Santa Sede usò lo strumento finanziario per combattere la follia nazista e alleviare le ferite dell'Europa. E lo fece con grande efficacia». (L'Osservatore Romano, 30 gennaio).
Al centro della storia raccontata dalla McGoldrick «c’è Bernardino Nogara, membro della direzione della Banca commerciale italiana e amico della famiglia Ratti, che nel 1929 viene chiamato alla guida delle finanze della Santa Sede. “Sarà lui, diretto dai vertici della Curia – osserva Possati – il protagonista della strategia finanziaria del Vaticano che durante la seconda guerra mondiale diede un apporto fondamentale alla vittoria degli Alleati contro il nemico nazifascista. Una strategia fatta di milioni di dollari investiti nelle maggiori banche degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, con i quali sono state aiutate Chiese perseguitate e popolazioni stremate”». (Agenzia Sir, 29 gennaio).
Dal 1939, come dimostrano i contatti di Nogara con Washington, il Vaticano investì ingenti somme in US Treasury Bills, nelle grandi aziende manifatturiere e tecnologiche, in compagnie come Rolls Royce, United Steel Corporation, Dow Chemical, Westinghouse Electric, Union Carbide e General Electric. E McGoldrick si spinge fino a parlare di «un fiume di denaro dal Vaticano» utilizzato dall'industria bellica statunitense «che sconfisse i nazisti e mise fine per sempre ai bestiali assassinii dell'Olocausto» (Il Sole 24ore, 29 gennaio).
I documenti dei National Archives rivelano anche finanziamenti per attività umanitarie in favore delle truppe alleate e delle popolazioni travolte dalla guerra. Come quando, nell’aprile 1944, Pio XII organizzò carichi di farina per la città di Roma, dove già aveva fornito oltre centomila pasti caldi al giorno, tentando anche di importare generi alimentari dall’Argentina e dalla Spagna verso l’Italia e la Grecia (Vatican Insider, 29 gennaio)
Si apre uno scenario completamente diverso dalla vulgata diffusa, e Possati ha ragione a dire: “E’ tutta una storia da scrivere, quella finanziaria della Seconda Guerra mondiale”. Confermando, peraltro, quello che sta emergendo da anni. Ad esempio, circa la Santa Sede e gli Stati Uniti è noto come Pio XII sia intervenuto ripetutamente sull’episcopato americano perché i cattolici non si opponessero all’alleanza del loro Paese con l’Unione Sovietica, proprio in funzione anti-hitleriana. Altre carte – ma qui apriremmo altri scenari – sembrerebbero accreditare anche un sostegno dello stesso Papa Pacelli a circoli militari conservatori tedeschi opposti alla dittatura hitleriana. Oltre, poi, a tutta l’azione umanitaria enorme che il Papa e la sua Chiesa, i suoi fedeli, sostennero per salvare con questa opera di carità silenziosa i perseguitati, in primis gli ebrei (Radio Vaticana, 30 gennaio).