Per tutelarla servono servizi specifici in strutture adeguate
La tutela della salute mentale è fondamentale per il benessere dei cittadini e della società. Se trascurati, infatti, alcuni disturbi mentali possono diventare cause di disabilità cronica.
Il 5 dicembre si è celebrata in Italia la Giornata nazionale della salute mentale, seguita alla Giornata mondiale sullo stesso tema, il 10 ottobre. L'iniziativa è una buona occasione per riportare all’attenzione del mondo istituzionale e della società una questione spesso trascurata se non quando rientra nella cronaca nera (Radio Vaticana, 5 dicembre).
Per l'Unione nazionale delle associazioni per la salute mentale (Unasam), che ha promosso l’iniziativa, la Giornata è anche “un’occasione per rivendicare interventi nel sistema pubblico e privato che rispettino la dignità e la libertà della persona che vive l’esperienza della sofferenza mentale”.
Franco Previte, presidente dell’associazione “Cristiani per servire”, da sempre impegnata a fianco dei disabili mentali, ha sottolineato che le richieste da fare alla politica riguardano soprattutto “servizi specifici in strutture adeguate”. Si chiede dunque di rivedere la Legge Basaglia, che ha chiuso i manicomi, almeno in due punti: l’autorizzazione al trattamento sanitario obbligatorio, anche in assenza del consenso del paziente almeno in determinate condizioni, e la realizzazione di strutture territoriali di riabilitazione di lunga durata per i casi più difficili, per evitare che sulle famiglie gravi un carico insostenibile. La preoccupazione principale dei familiari di un disabile mentale è ovviamente cosa accadrà quando i genitori non ci saranno più, e quindi chi si prenderà cura di questa persona. Il “dopo di noi” è motivo di una petizione proposta da Previte e dalle opere Don Orione e Don Guanella al Parlamento italiano ed europeo fin dal 7 ottobre 1998, e consisterebbe nel far confluire in un Fondo quelle parti di patrimonio – risparmi, beni mobili o immobili – che in eredità andrebbero ai malati psicofisici, che un giorno resteranno soli. Il Fondo andrebbe gestito da un ente pubblico. In questo modo, si permetterebbe al disabile di sopravvivere e di avere continuità nell’assistenza.
La nozione di salute mentale, ha spiegato il professor Gino Pozzi, psichiatra e psicoterapeuta, ricercatore presso l’Istituto di psichiatria e psicologia della Facoltà di medicina e chirurgia del Policlinico Gemelli di Roma, non può essere semplicemente considerata assenza di malattia o interventi mirati alla patologia. Secondo la definizione dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), infatti, è un concetto più ampio, ovvero uno stato di benessere emotivo e psicologico in cui un individuo è in grado di sfruttare le proprie capacità cognitive esercitando una funzione all’interno della società (Radio Vaticana, 10 ottobre).
A partire dal 2011, con l’obiettivo di concludere quest’azione nel 2020, i ministri della salute o i loro delegati dei Paesi europei che aderiscono all’OMS hanno stabilito cinque priorità a livello di tutela della salute mentale: “promuovere la consapevolezza dell’importanza del benessere mentale; lottare collettivamente contro stigma, discriminazioni e ineguaglianza; sostenere le persone con problemi e le loro famiglie; progettare e realizzare sistemi destinati alla salute mentale completi, integrati ed efficienti; provvedere all’esigenza di disporre di una forza lavoro competente in tutte queste aree; riconoscere anche le esperienze e le competenze delle persone che si prendono cura – diciamo così – spontaneamente, a livello volontaristico, perché sono direttamente coinvolti in quanto familiari o anche altre risorse non professionali, come base essenziale per lo sviluppo dei servizi”.
La salute mentale, d'altra parte, è fondamentale per la salute in generale. I disturbi mentali, si legge nel messaggio dell'ONU per la Giornata mondiale, sono tra le principali cause di malattie e di morte prematura, essendo responsabili globalmente del 13% delle malattie.
La depressione, ad esempio, colpisce 350 milioni di persone. Il professor Luigi Janiri, docente presso l’Istituto di psichiatria e psicologia del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma, ha sottolineato che entro il 2025 questo disturbo diventerà la prima causa di disabilità cronica (Radio Vaticana, 10 ottobre). Il problema è proprio questo: “se una patologia mentale non viene sufficientemente indirizzata ad un trattamento, può diventare una causa di disabilità cronica, con tutte le conseguenze che ne derivano a livello sociale, a livello economico, a livello lavorativo”.